1984, di George Orwell
Recension 1
Piccola premessa, il libro è stato scritto nel 1948 ma con temi cosí attuali da chiedersi se Orwell fosse un veggente o se i politici si siano fatti ispirare dalla sua opera…
Recensione 2
2 + 2 = 5
Winston Smith vive a Londra nel 1984. Solo che Londra e il 1984 sono molto diversi da quelli che conosciamo noi: Londra è in Oceania, mega-stato perennemente in guerra con l’Eurasia (o con l’Estasia?); l’ideologia dominante, o meglio unica, è il Socing e il capo di stato è il Grande Fratello (esiste? non esiste? Mah…); chiunque non aderisca al pensiero dominante, anche solo per un istante, per una distrazione, mentre sta dormendo, corre il rischio di finire nelle mani della Psicopolizia (e lì sono guai grossi…); il sospetto e la delazione sono le basi della convivenza sociale; il bipensiero e la neolingua hanno preso il posto di ogni forma di integrità mentale e morale.
Una rivoluzione ha finalmente abbattuto il capitalismo, ma il suo esito è il buio più profondo, piuttosto che il sol dell’avvenire.
Winston si ribella alla realtà in cui vive, con la memoria, con la mente, con il corpo. Ma questa non è una storia di rivoluzione: è la storia di un anelito di libertà che poi… no, non spoilero il finale per chi non lo avesse ancora letto. Anche se avrei ancora così tanto da dire su questo libro.
Ci ho messo più di 40 anni per leggerlo, ma ora sono davvero felice di averlo fatto.
Scorrevolissimo, ben scritto, per nulla pesante nell’esposizione della storia ma pesante come un macigno per il suo significato e per quelle che sembrano quasi continue allusioni alla realtà odierna. Ma questa non è colpa di Orwell, è colpa nostra.
Recensione di Silvia Pentothal Guido
Recensione 3
Un testo complesso, che non si può leggere tutto d’un fiato, non è un genere che amo e non sono riuscita ad immedesimarmi nella storia come spesso mi accade quando un libro mi appassiona.
Orwell, un visionario, un anticipatore dei tempi, il suo libro una concezione distopica del mondo che viene immaginato indesiderabile spaventoso dove nessuno vorrebbe mai vivere, in cui il totalitarismo si manifesta nelle sue sembianze più estreme.
L’odio e l’isteria regnano sovrane. E come se l’odio e la guerra non fossero abbastanza, gli uomini vivono in uno stato continuo di timore perché costantemente sorvegliati. Ovunque ci sono teleschermi e microfoni pronti a cogliere la più sottile dimostrazione di dissidenza nei confronti del Grande Fratello, una figura carismatica che nessuno ha mai visto e che viene rappresentato con dei tratti che ricordano le fisionomie di Stalin e Hitler.
Ho trovato l’autore lungimirante in quanto ha anticipato uno dei più grandi problemi del momento: la funzione manipolatrice della pubblicità, della televisione e dei mezzi di comunicazione in generale, attraverso i quali si può facilmente imporre il controllo sulle masse.
Mi hanno colpito molto frasi come “la guerra è pace la libertà è schiavitù l’ignoranza è forza.” Vi è un ribaltamento di quelli che sono valori fondamentali su cui si dovrebbe basare una società.
Orwell, il grande ideatore di questo sistema macchinoso che veniva utilizzato per alterare la realtà ingannando le persone costringendole a vedere o credere in ciò che in realtà non c’era.
Potrei quasi asserire che la storia è un terribile inganno per i protagonisti, dall’inizio alla fine, ma sotto certi punti di vista, premonitrice per quanto riguarda i tempi di oggi.
Recensione di Marzia De Silvestri
1984 George Orwell
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