2024. LA BUSSOLA E I PORTICI, di Carmelo De Marco (Europa Edizioni – febbraio 2022)
Una storia di fantasia o una storia vera?
Carmelo De Marco non finisce di stupire. Questo suo secondo romanzo, giunto in libreria a distanza di due anni da “La tela di Marco”, ha la stessa intensità del precedente. Diverso nell’impianto narrativo mantiene nella sostanza le medesime caratterizzazioni. Anche questo lavoro infatti si proietta in un’analisi cruda e spietata del mondo in cui viviamo, l’Europa tanto amata e tanto odiata. Quella parte dell’occidente da tempo in lento declino, ormai al tramonto.
L’autore questa volta affonda la sua analisi proiettandosi in un futuro non molto lontano, il 2024, inventa uno scenario di cambiamento degli equilibri mondiali, della politica, dell’economia, della società e lo porta fino ai suoi limiti estremi. Lo fa provocatoriamente, perché, come egli stesso dice nella Postfazione, “se non lo immagini non lo eviti”. E la storia, la parte più brutta della storia, si ripete: accade spesso, più di quanto la nostra pigra memoria non si affanni a ricordare. Lo fa attraverso personaggi creati per assecondare il ritmo del racconto, soggetti reali (somigliano a pennellate di neorealismo), comuni, dentro i quali si addentra per registrarne le passioni, le difficoltà, i dolori, gli amori, il rapporto difficile con l’umanità che li circonda. Attraverso le loro storie De Marco ci porta ad analizzare l’uomo, il rapporto con la sua stessa esistenza e quello con gli altri esseri umani.
Guido e Gabriella, i protagonisti principali, e tutti gli altri personaggi che li affiancano, si interrogano, a volte senza trovare risposte, sui fatti che stanno contaminando le loro vite. E non si tratta solo della pandemia che ha colpito Bologna e il resto dell’Italia e del mondo, ma di qualcosa che sta proprio nella natura dell’uomo che, ahimè, continua a essere rappresentata dall’autore come “distruttiva”. I temi che attraversano il libro sono dunque molteplici, per coglierli appieno ho dovuto rileggerlo: La politica che “non esiste più” e i suoi sovvertimenti epocali; l’amicizia che non può succedere all’amore; il tradimento e la disperazione della seduzione fine a se stessa; la cultura, il cui decadimento non renderà mai un Paese prospero; e l’amore, alla cui ricerca siamo portati a volte con occhi stanchi e poco indagatori, non solo fra due persone, ma quello universale che dovrebbe abbracciare l’umanità.
Interessanti le figure dei piccini, Jacopo e Carletto, ai quali De Marco guarda con tenerezza, preoccupato per il futuro non certo facile che li attende; e per questo penso di poter dire (l’autore l’ha detto esplicitamente in occasione della presentazione del lavoro, alla quale ho presenziato, a La Feltrinelli di Messina) che il libro è destinato ai giovani, perché si rendano conto che il futuro di un Paese, del Mondo, è nelle loro mani, le nuove generazioni.
Un romanzo che suona soprattutto come avvertimento, un monito a recuperare la bussola che gli umani hanno perso, e forse le ultime parole della protagonista, alla fine del romanzo, sono un invito, se non alla speranza, all’azione.
Chiudo con un cenno alla scrittura di De Marco, già fattasi notare nel precedente romanzo: semplice, essenziale, lineare, da farti inseguire la pagina.
Recensione di Maria Barbaro
2024. LA BUSSOLA E I PORTICI Carmelo De Marco
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