A proposito di un buon libro: SETTE VOLTE LA RIVOLUZIONE. I grandi della fisica contemporanea, di Étienne Klein (Raffaello Cortina Editore)
Di libri divulgativi di Matematica e Fisica se ne contano ormai migliaia, e il loro numero aumenta ogni anno perché trovano spazio nel mercato editoriale. Su alcuni argomenti specifici, poi, ne vengono stampati più di altri, come accade per la Fisica quantistica, perché sono tante le persone che magari ne sentono parlare e, incuriositi, ne vogliono sapere di più. Così, non c’è che l’imbarazzo della scelta, perché gli editori su questo argomento pubblicano ad occhi chiusi, in quanto la Fisica quantistica tira, come si usa dire nel gergo editoriale. Ma questo diluvio di divulgazione scientifica, spesso senza badare tanto alla qualità, è altamente nocivo, perché alla fine il lettore si trova nello stesso stato di ignoranza di prima, senza che abbia compreso bene i principi fondamentali della disciplina. Perché accade ciò?
Essenzialmente perché oggi, su questo argomento, molti parvenusi si mettono a scrivere senza avere una solida cultura scientifica, quella che si acquisisce con un corposo bagaglio di conoscenze matematiche e fisiche. Infatti, che significato ha il verbo divulgare se non quello di rendere accessibili a un più vasto pubblico, per mezzo di un’esposizione semplice e piana, nozioni scientifiche e tecniche? Ma come potrebbe essere possibile ciò se tali conoscenze non siano state acquisite con anni di studio? È sempre la stessa storia: non si può scrivere di qualcosa basandosi su quella che Benedetto Croce chiamava, con giusto disprezzo, la cultura dell’orecchio, e questo vale in ogni ambito di conoscenza. Non parliamo, poi, delle biografie degli scienziati, che il più delle volte diventano una raccolta di aneddoti, tra veri e fasulli, e in cui i contributi scientifici sono ridotti al minimo e riportati da quanto ne hanno scritto altri autori (secondo la massima crociana). Allora, come districarsi in questo ginepraio? Una buona norma è quella di sapere se l’autore del saggio abbia fatto studi di Matematica o di Fisica o di Astronomia o di Chimica e via dicendo, perché in tal caso si potrà essere certi che la curva degli strafalcioni scientifici non si discosterà molto dal livello zero.
Questa premessa è doverosa per esaltare la bontà del libro di Étienne Klein, Sette volte la rivoluzione (Raffaello Cortina Editore), perché l’Autore è proprio uno dei più grandi divulgatori scientifici, non solo per la qualità della sua prosa, ma anche e soprattutto perché quando parla di relatività, di meccanica quantistica, di cosmologia lo fa in quanto è del mestiere, è un fisico presso il Commissariato per l’energia atomica e Docente di Fisica e di Filosofia della Scienza presso l’École Centrale di Parigi. Klein ci parla delle vicende di quei giovani scienziati che nei primi tre decenni del Novecento hanno rivoluzionato con le loro scoperte la nostra visione del mondo. Giovani che si chiamavano Albert Einstein, George Gamow, Paul Adrien Maurice Dirac, Ettore Majorana, Wolfgang Pauli, Paul Ehrenfest, Erwin Schrödinger, geni che hanno aperto nuovi orizzonti di ricerca scientifica, ognuno con le proprie peculiarità esistenziali, con i propri sogni e le proprie sconfitte.
Seguiamo così la rivoluzione operata da Einstein e i suoi tentennamenti di fronte all’“interpretazione di Copenaghen” della meccanica quantistica; l’intramontabile carattere giocoso di Gamow e le sue geniali intuizioni; gli eloquenti silenzi di Dirac e la sua ricerca della Bellezza nelle equazioni; le fulminanti intuizioni del grande Majorana e la sua misteriosa scomparsa; il carattere altamente critico di Pauli nei confronti di tutti e le sue vicissitudini psicanalitiche; la ricerca della chiarezza da parte di Ehrenfest e il suo tragico destino; il substrato altamente filosofico delle ricerche di Schrödinger e la sua disinvoltura nelle avventure galanti. Ma quello che affascina è soprattutto la struttura delle relazioni che Klein fa emergere tra le ricerche di questi protagonisti del secolo d’oro della Fisica e quelle di altri giganti del pensiero scientifico di quell’epoca, come Niels Bohr, il danese tranquillo (secondo la definizione di Abraham Pais), l’amletico Werner Heisenberg, Enrico Fermi, Max Born, Louis De Broglie, Arnold Sommerfeld e altri, ognuno impegnato a suonare la propria partitura per contribuire ad armonizzare la sinfonia della nuova Fisica.
Recensione di Aldo Scimone
Il fascino ossessivo della matematica
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