
A ROMA NON CI SONO LE MONTAGNE, di Ritanna Armeni (Ponte alle Grazie – gennaio 2025)
Nel romanzo “Il secondo piano” Ritanna Armeni racconta la (vera) storia di un gruppo di coraggiose suore francescane, che fra il 1943 e il 1944 ospitarono in un convento della periferia romana un’infermeria militare tedesca; nascosti alla vista degli ufficiali, al secondo piano dello stesso convento avevano trovato ricovero alcune famiglie di ebrei sfuggiti al rastrellamento del ghetto.
Torniamo ai giorni dell’occupazione nel nuovo romanzo dell’autrice, “A Roma non ci sono le montagne”. I luoghi e le strade sono quelle del centro della capitale, città aperta teatro di violenza e guerriglia urbana. Piazza Barberini, via del Tritone, via Veneto. Via Rasella.
Poco meno di tre ore è il tempo che intercorre tra la prima e l’ultima pagina di questo episodio della Resistenza. Un tempo breve eppure lunghissimo, che si espande a dismisura nella febbrile attesa dell’istante ultimo, prima dell’esplosione.
Ritanna Armeni dilata quel tempo, scompone l’attimo e lo esamina minuziosamente, lo arricchisce di particolari e lo carica di significati, di storie. Sono le storie di ragazzi, donne e uomini che presero parte a quella azione militare.
Nella scomposizione del tempo, degli istanti di quel 23 marzo 1944, conosciamo uno ad uno i loro nomi e cognomi, i nomi di battaglia che avevano scelto, i loro sogni e le loro paure, le loro aspirazioni, le letture e gli studi che alcuni di loro stavano portando avanti.
Conosciamo i loro amori, nati fra la polvere delle strade, le corse a perdifiato, le riunioni segrete nelle case.
«Sempre stanchi, sporchi, preoccupati, affamati, ma con quel piccolo grumo di felicità che veniva dall’amore».
Come ne “Il dio disarmato” di Andrea Pomella – lo straordinario racconto dei tre minuti decisivi dell’agguato di via Fani del 1978 – , entriamo in contatto con un “tempo anteriore”: un tempo che si arresta e si dilata a dismisura, prosegue e poi torna indietro di giorni, di mesi, poi di nuovo avanza a piccoli passi, di fotogramma in fotogramma, nell’attesa di un’azione che sta per compiersi.
Chiude il racconto una postfazione semplicemente bellissima, dal titolo “Senza memoria”: una lucida analisi delle “tossine”, delle “ombre” e delle “ceneri” che l’azione di Via Rasella ha lasciato e continua a lasciare dietro di sé.
Ritanna Armeni
“A Roma non ci sono le montagne”
Ponte alle Grazie.
Recensione di Valerio Scarcia
IL SECONDO PIANO Ritanna Armeni
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