A SANGUE FREDDO, di Truman Capote
Ho appena terminato questo libro, in wishlist da un bel pezzo, e devo dire che non mi ha deluso per nulla. È il reportage in forma di romanzo dell’omicidio, appunto a sangue freddo, della famiglia Clutter che nel 1959 ha sconvolto la cittadina di Holcomb, Kansas.
Capote, per scrivere il libro, ha intervistato e parlato sia con amici delle vittime, che con gli agenti di polizia ma soprattutto con i due colpevoli, che ha frequentato in modo assiduo per diverso tempo. In questo modo riusciamo a capire chi erano le vittime e che impatto l’omicidio di persone tanto amate e rispettate ha avuto sulla piccola comunità, senza però lasciar trapelare nessun giudizio, lasciando libero il lettore di formarsi una proprio opinione.
La parte più interessante è sicuramente legata ai due colpevoli, di cui l’autore, attraverso i loro stessi racconti, delinea perfettamente le personalità, cercando di capire le motivazioni profonde e psicologiche che hanno spinto questi due ragazzi a compiere un atto tanto orribile.
Ciò che più mi ha colpito è la freddezza con cui i due parlano dell’omicidio compiuto e la loro totale mancanza di rimorso, anche se in certi momenti senti quasi una simpatia per questi ragazzi con una storia un po’ difficile alle spalle.
Il linguaggio è semplice, chiaro e diretto, tipico giornalistico, anche se non consiglio di leggerlo in inglese se non si è più che fluenti, sia perché si tratta di un inglese degli anni 60, sia perché ci sono molti termini colloquiali, soprattutto nei discorsi dei due ragazzi.
Nonostante non ci sia mistero e fin dall’inizio si sappia chi sono i colpevoli e come andrà a finire la loro storia, si rimane incollati alle pagine. È un romanzo reportage meraviglioso che da una trama semplice e lineare portaa fare profonde riflessioni su molti argomenti, dalla psicologia umana alla pena di morte.
Recensione di Clara Bianchi
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