Abbiamo incontrato la poetessa Sylvia Zanotto: l’intervista!
Sylvia Zanotto è una delle voci più interessanti della poesia contemporanea: esordisce con una composizione ispirata ai temi Manzoniani, poi pubblica una prima raccolta di versi dal titolo Nodi E Vertigini (Nardini, 2016), per poi pubblicare Mater Maia (Ensemble Edizioni, 2019) e il recente Tatuaggi E Farfalle (Kanaga Edizioni, 2021) vincitore del Premio Internazionale di poesia L. S. Senghor per la sezione inediti.
Molto attiva come danzatrice e performer, ha avuto un ruolo di primo piano sulla scena artistica indipendente di Firenze, città dove risiede e dove gestisce un locale che è già un riferimento per scrittori e musicisti.
Come è nata l’idea alla base di Tatuaggi E Farfalle?
Da un tatuaggio fatto in spiaggia, un’estate di tanti anni fa: all’epoca ero innamorata e preparavo uno spettacolo di poesia e danza sulla Perdita e avevo una scena con la canzone di Dalida “Une femme a 40 ans” dove si dice che l’amore e l’amicizia si confondono a quest’età… e io sentivo proprio che l’altro (il partner amoroso) non è la dolce metà che mi completa, ma qualcos’altro da scoprire, da cercare diversamente, non qualcuno da cui dipendere: la libertà ha un prezzo che si chiama solitudine, che ferisce ma si può rimarginare e ciò che rimane sono le parole, la luce, la vita.
Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nelle vicende dei tuoi libri?
Molto direi. Mescolo tutto nel libro: vicende amorose, la difficoltà di essere madre separata con due figli adolescenti, un lavoro precario, il desiderio di essere libera e di volare, il fatto di amare il fatto di essere madre ma avvertire la necessità di coniugarlo all’esigenza di esprimermi come danzatrice e poetessa, il tutto in un contesto di sopravvivenza precaria.
Qual è il tuo rapporto con i tuoi lettori?
Non so come i miei lettori si rapportino alla pagina scritta e non mi interessa, perché il rapporto lì è con il testo, non con me: la mia poesia è potente sulla scena, il mio pubblico mi è sempre complice e mi sostiene durante le performance, in uno scambio autentico nel quale i miei spettatori nutrono le mie improvvisazioni intorno alla parola e la parola viene restituita viva, vibrante, grondante.
Quando e perché hai deciso di diventare una scrittrice?
Non ho mai deciso di farlo: ho l’urgenza di scrivere, cerco di farlo e più lo faccio più ne ho bisogno, come una droga. Purtroppo non è remunerativo e per vivere faccio altro.
Quali sono i tuoi modelli letterari? A quali libri o scrittrici/scrittori senti di poterti ispirare?
Ho scoperto la poesia con i francesi (Baudelaire, Rimbaud, Apollinaire) e con la Beat Generation; in seguito mi sono appassionata alla la poesia anglo-sassone e ho studiato i romantici, ma anche la poesia americana, Walt Whitman, Emily Dickinson, Sylvia Plath e tanti altri; mi colpiscono soprattutto le voci nuove di donne che rivendicano un posto nella storia della letteratura dove domina il pensiero maschile e in particolar modo H. D. (Hilda Doolittle, 1886 – 1961) poetessa sulla quale scriverò la mia tesi, la cui ricerca e produzione letteraria continuano ad affascinarmi e a influenzare la mia scrittura.
E’ facile conciliare l’attività di scrittrice con la vita di tutti i giorni?
È una lotta continua, il quotidiano mi ruba il tempo che vorrei dedicare allo studio, alla ricerca, alla scrittura e alla lettura, ma mi permette di coltivare pensieri, riflessioni, idee e spesso accenno un passo di danza, un movimento del braccio che diventa verso: è una continua ricerca di equilibrio fra le mie esigenze artistiche identitarie e la necessità di relazionarsi agli altri e al bisogno di pensare alla sopravvivenza.
Come ti descriveresti, come lettrice?
Io leggo di tutto, dappertutto e sempre. E tu?
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Parallelamente alla poesia scrivo prosa, in varie forme e Come Nijinskij, la mia prossima pubblicazione in ambito narrativo, uscirà nel 2023.
redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it
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