
Abbiamo intervistato Pietrino Piras, giovane commissario che ci ha raccontato molte cose interessanti su di sé e sul suo rapporto con il Commissario Bordelli
Intervista n. 258
Buongiorno. Prima di tutto la ringrazio per aver accettato questa intervista. Come prima cosa le chiederei di presentarsi e di raccontarci qualcosa sul suo percorso professionale.
Buongiorno a voi. Mi sono diplomato al liceo classico di Sassari, poi sono andato in “continente”, a Firenze, e sono entrato in Pubblica Sicurezza. Ma volevo andare avanti, e con un certo impegno, quasi senza frequentare, in cinque anni mi sono laureato in Giurisprudenza, poi nel ’68 ho fatto il concorso e sono diventato vice commissario in prova, poi nel ’70 sono diventato commissario. Il futuro è tutto da scrivere.
Cosa rappresenta per lei Firenze come città, come ambiente di lavoro e come persone con cui interagire?
Ho scoperto presto che Firenze non è una città troppo ospitale, anzi è una città difficile. Molti fiorentini sono schiavi della battuta a ogni costo, come se essere nati qua imponesse loro di comportarsi in un certo modo, e a me risulta noioso. Ma mi piace la bella ironia fiorentina, come quella del dottor Bordelli, che è libero dal fiorentinismo. E comunque a Firenze si possono trovare persone molto belle, come ovunque. La mia fidanzata è siciliana, e non credo che avrei mai potuto stare con una ragazza di Firenze.
Abbiamo letto le sue avventure insieme al Commissario Bordelli che di lei ha detto “è intelligente, onesto, serio, acuto, sincero, capace, ha una mente raffinata. È molto meglio di me.” Qual è la sua opinione su di lui?
Non sapevo che il dottor Bordelli dicesse questo di me, perché non leggo i romanzi sulle sue avventure. Mi sento lusingato. Cosa penso di lui? È intelligente, onesto, serio, acuto, sincero, capace, ha una mente raffinata. È molto meglio di me.
Ci dica la verità, cosa ha pensato quando, in una delle vostre prime avventure, si è trovato con lui a sgomberare un casino abusivo?
Non ero io. Quella cosa è successa nel ’49, quando non ero più in mente Dei da appena quattro anni. E comunque si trattava soltanto di un semplice controllo, una di quelle cose che il dottor Bordelli odiava fare. Ma in quella occasione ha conosciuto una donna che sarebbe diventata la sua più cara amica, la signorina Rosa Stracuzzi.
Cosa sente di aver imparato da lui e cosa crede di avergli trasmesso?
Difficile da dire. In ogni relazione umana interessante, passano di continuo nei due sensi linfe preziose, spesso misteriose. Ma se così non fosse, ci sarebbe una travaso in un solo senso e uno dei due si sentirebbe svuotato. E tra il dottor Bordelli e me non è certo così.
Quanto è difficile convincerlo a non fumare quando siete in macchina insieme?
Facilissimo. Ha un grande rispetto per gli altri. Ha capito subito quanto mi dava fastidio il fumo. Adesso poi ha anche smesso, ne sono contento.
A volte si ha la sensazione che siate in profonda sintonia mentale al punto che le sue intuizioni si rivelano talvolta complementari e in altre occasioni risolutive rispetto a quelle del Commissario, cosa ne pensa?
Forse tutti e due cerchiamo di lasciare libera e anche di spengere al massimo l’intuizione, che aiuta molto in ogni indagine. Ma bisogna stare molto attenti a non lasciarsi ingannare. L’intuizione può essere un’arma a doppio taglio, e quando taglia fa male, molto male… anche agli altri.
Lei è anche ospite fisso delle cene organizzate da Franco Bordelli, quali emozioni le lasciano queste occasioni? E con quale degli altri commensali si trova particolarmente a suo agio?
A casa del dottor Bordelli mi sento a casa. La mia famiglia è lontana, in Sardegna, e a Firenze ho un’altra famiglia.
So bene che è molto riservato circa la sua vita privata, ma vuole dedicare qualche parola riguardo la sua compagna Sonia?
Credo che sia la donna della mia vita. Può bastare?
Un ultima domanda, ringraziandola per la sua disponibilità e facendole i migliori auguri per il prosieguo della sua carriera: cosa vede nel suo futuro? Può essere che un giorno possa raccogliere “l’eredità professionale” di Franco Bordelli?
Chissà, forse. Il dottor Bordelli dice che avrò una luminosa carriera. Non sono entrato in Pubblica Sicurezza per quello, ma salire di grado potrebbe permettermi di fare il mio lavoro con più libertà, e questo non mi dispiace.
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