Abbiamo intervistato Catena Fiorello Galeano che ha parlato della nuova avventura delle sue signore di Monte Pepe e di tanti altri temi interessanti

Abbiamo intervistato Catena Fiorello Galeano che ha parlato della nuova avventura delle sue signore di Monte Pepe e di tanti altri temi interessanti

 

Intervista n. 212

 

Catena Fiorello Galeano

 

 

1) Per prima cosa le chiederei di presentarci il suo ultimo romanzo “Granita e baguette”

“Granita e baguette” è il terzo libro della saga delle “Signore di Monte Pepe” e racconta del viaggio di una delle cinque protagoniste, ovvero Nunziatina, a Parigi. Da Monte Pepe, paesino in piena montagna viene invitata a Parigi dal direttore di un albergo che lei aveva conosciuto in Sicilia per cucinare una cena a base di prodotti tipici siciliani di cui si era innamorato al tempo. Per la verità invita tutte e cinque le protagoniste, ma siccome siamo in piena estate le altre non possono andare; Nunziatina si fa accompagnare da una ragazzina figlia di una sua amica. Comincia così un’avventura che si dipana tra la Ville Lumiere e le zone circostanti perché non parlo solo di Parigi- lo scoprirete leggendo- e soprattutto racconto del forte legame tra la Sicilia e la Francia. Leggendo scoprirete chi è stato l’inventore del gelato e non intendo come preparazione perché quella fu opera di un fiorentino ma il gelato commerciale come lo conosciamo oggi e che è stato inventato da qualcuno che scoprirete nella lettura insieme ad altre cose, la vita di Edith Piaf per esempio. È un libro che non parla solo delle cinque protagoniste ma anche di storia, di lotta al racket delle estorsioni, c’è un tema a me molto caro che è la violenza contro le donne e quindi diciamo che le cinque signore vi porteranno in più mondi, non solo il loro.

2) Questo è il terzo romanzo della serie delle “Signore di Monte Pepe” iniziata 4 anni fa, come sono evoluti i personaggi principali di questi romanzi?

I personaggi si evolvono per conto loro, me ne sono resa conto quando cominciando a scrivere già il secondo volume erano loro stesse a suggerirmi delle scene e delle situazioni. Io ero partita con delle idee ma scrivendo scrivendo i personaggi stessi mi dicevano “mah, io questo qui non lo vorrei fare, mi piace questa cosa piuttosto che l’altra…” e quindi evolvono per conto loro perché forse l’autore, inconsapevolmente, ha più vite dentro, più realtà, virtuali ovviamente, che però non gli appartengono.

 

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3) Aveva già in mente di non limitarsi a un unico romanzo o è stata una sorpresa anche per lei il fatto di portare avanti le avventure delle sue signore?

Sapevo sin dall’inizio che volevo scrivere cinque romanzi tanti quante sono le protagoniste quindi non è stata una casualità. Quando ho pensato a queste cinque donne che rispondono al nome di Rosa, Maria, Nunziatina, Giuseppa e Sarina sapevo già che volevo dedicare un romanzo a testa per cui abbiamo nel primo romanzo per protagonista Rosa, nel secondo Maria, nel terzo Nunziatina e nel quarto…bè, aspettate l’uscita e lo saprete.

4) In quest’ultima opera troviamo una trasferta a Parigi per far conoscere la cultura gastronomica siciliana in un lussuoso albergo. Possiamo dire che una cucina ricca nella sua apparente semplicità, che da mezzo siciliano ben conosco e amo, può insegnare di un popolo più di tanti discorsi o trattati?

In realtà l’apparente semplicità della cucina siciliana nasce da una lunga tradizione, dalla contaminazione di più culture gastronomiche, quindi non c’è niente di semplice ma molto elaborato che però le nostre cuoche, o donne che stanno in cucina- ma anche uomini appassionati- sono riuscite a realizzare. La cucina è un po’ come la scrittura; diceva il mio autore preferito, Isaac Bashevis Singer, che il vero scrittore è quello che scrive con la lingua dell’infanzia perché è quella che mantiene la purezza e l’integrità degli intenti, e io sono pienamente d’accordo, e questo discorso può essere riportato anche alla cucina. Certo, gli Chef fanno di tutto per arricchire, portare variazioni alle ricette originali, ma poi guarda caso si ritorna sempre all’originale perché, parliamoci chiaro, una caponata è buona come è, una parmigiana idem, la pasta con le sarde va bene già come è. Sì, arricchendo si cambiano i gusti ma alla fine torniamo sempre all’originale.

 

 

5) Come le ho detto prima la Sicilia e una terra che mi porto nel cuore, le chiedo quanto è difficile oggi parlarne e se vi sono degli autori moderni, il maestro Camilleri a parte, che l’hanno saputa e la sanno dipingere correttamente.

Il maestro Camilleri fa parte di una grande tradizione letteraria di cui può vantarsi la Sicilia, e come sapete sono tante le voci che la raccontano e riescono a rappresentarla, delle voci attuali quelle che preferisco sono sicuramente Stefania Auci, Costanza DiQuattro, poi mi pace moltissimo lo stile di Simonetta Agnello Hornby. Mi vengono in mente queste ma ce ne sono tante altre, come Francesca Maccani , un’autrice raffinata e molto attenta. Poi ovviamente ci sono i bravi giallisti, mi viene in mente Salvo Toscano, l’autore della serie dei fratelli Corsaro, da cui è stata tratta la fiction che vedrete a breve; tra l’altro uno degli interpreti della serie è mio fratello ma io già lo leggevo in tempi non sospetti quindi sono al di sopra di ogni sospetto… Poi di scrittrici siciliane bravissime ce ne sono ancora tante, mi scuso se ho dimenticato qualcuna ma credo di aver menzionato i più importanti.

6) Guardando ad altre sue opere uno dei temi che emergono e quello della dimensione famiglia, ben presente nel suo “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Come vede oggi questa realtà anche in confronto alla sua esperienza di vita?

Ho raccontato della mia esperienza familiare in un momento particolare e non per il semplice desiderio di parlare della mia famiglia; per altro, sottolineo e ribadisco, non parlo di una famiglia dal cognome conosciuto, lungi da me, ma il motivo che mi ha spinto a farlo è che già nel 2012-2013 c’erano stati tanti suicidi dovuti alla crisi economica e questo mi aveva molto colpito. Se ti privi del bene primario che è la vita significa che non vedi un futuro e che sei disperato, e quando un padre o una madre non vedono un futuro arrivano anche a gesti estremi. Ho voluto raccontare l’esperienza della mia famiglia, la resistenza dei miei genitori, cosi come tanti altri, in quegli anni dove con poco eravamo felici. Però occorre ricordare che sono cambiati i tempi, anche le aspettative dei ragazzi sono diverse, sono circondati da più beni materiali e se vuoi è normale che vogliano e chiedano di più. Tocca ai genitori spiegare loro che i beni materiali non soddisfano il loro senso di frustrazione e che bisogna cercare la soluzione negli affetti. Poi il discorso è troppo lungo per essere esaurito nell’arco do una risposta. Insomma, io con “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” ho affrontato il tema della famiglia perché mi è molto caro ma ricordiamo che anche la famiglia ha subito un profondo cambiamento come è giusto che sia: si evolvono i tempi, le modalità di stare insieme, e quindi e giusto che anche uno scrittore abbia un occhio attento verso queste trasformazioni e le antenne dritte per captarle e raccontare le nuove modalità dell’essere famiglia attualizzazione al presente, ma quello che non cambia è la capacità di abbracciarsi e di darsi conforto.

 

 

7) Un altro tema che si incontra spesso è quello del viaggio, per scoprire qualcosa o per ritrovare qualcosa di se stessi. C’è un qualche luogo che per lei ha avuto un significato particolare in questo senso?

Nessun luogo in particolare mi ha cambiato o trasformata ma sono tutti i luoghi del mondo che ho visitato che mi hanno lasciato qualcosa dentro. Posso dire che se c’è un posto nel mondo in cui torno volentieri e che su di me ha un ascendente a parte la Sicilia che è la mia terra natia è il Portogallo, tant’è che ho imparato anche a parlare portoghese, un terra che ha un fascino particolare, vuoi perché affacciandosi sull’oceano come ultimo paese dell’Europa suscita in me il fascino di qualcosa di misterioso. È poi un paese che ha saputo mantenere e curare le proprie tradizioni in maniera incredibile non facendosi prendere dalla smania della modernità a tutti i costi; io ammiro nel Portogallo e nei portoghesi propria la capacità di curare il passato attualizzandolo e portarlo tra i giovani, pensiamo ad esempio alle manifestazioni religiose. Ho molta saudade quando me ne allontano. Sono una grande appassionata di fado e di cantanti e di musica portoghese.

 

 

😎 Oggi gran parte della comunicazione e della condivisione passa attraverso i Social, le chiedo qual è il suo rapporto con questa realtà?

Diciamo che ho fatto pace con i Social. C’è stato un periodo in cui li criticavo in quanto entità estranea a me. Non è che i Social sono dei soggetti capaci di fare del male o ferire, sono formati dalle nostre volontà e quindi la violenza verbale e la volgarità crescente si rifanno a noi e quindi la mia polemica contro i Social era di fatto contro le persone che li usano per sfogare questi istinti repressi di rabbia e livore. Poi ci ragioni sopra e ti rendi conto che lotti contro i mulini a vento, che chi è educato nella vita “reale” lo è anche in quella “virtuale”, niente di nuovo sotto il sole, le persone sono quelle che sono solo che con i Social resoconto a manifestarsi di più e vivaddio abbiamo così la possibilità di catalogarli e di vederli anche fuori dalla nostra porta di casa o dal nostro quartiere; restano lì nel loro limbo, nella loro ristrettezza mentale perché ritengo che chi aggredisca con parole scurrili o con violenza sia solo un poveraccio o poveraccia.

9) Le chiedo un’ultima cosa, ringraziandola per la sua disponibilità, e tornando per certi versi alle domande iniziali. Pensa che troveremo sugli scaffali altre avventure delle signore di Monte Pepe? Ha mai pensato o le è stata presentata la possibilità di una trasposizione filmica di questa serie?

Innanzitutto come detto già in una risposta precedente restano ancora due libri per le signore di Monte Pepe. Diciamo che io divido la mia produzione alternando un libro delle signore di Monte Pepe e un libro fuori dalla serialità, ho bisogno di far parlare le signore ma anche di far sedimentare i sentimenti che mi procurano e di pensare a storie diverse. Soprattutto ho bisogno di raccontare altre storie che escano dalla realtà di Monte Pepe. Il prossimo romanzo che ho già quasi ultimato racconterà di una ragazza quarantenne del nostro tempo con i suoi dubbi, le paure e le ansie ma anche le sue consapevolezze e dovrebbe uscire tra marzo e aprile. Riguardo alla serialità, mi è stato chiesto da tanti lettori, non solo donne ma anzi ci sono tanti uomini che mi ringraziano per aver scritto questa saga e la cosa mi fa molto piacere, e tutti mi dicono che sarebbe perfetto farne una serie televisiva. Io dico ben venga, lanciamo un appello a qualche produttore: “se siete interessati le signore di Monte Pepe vi aspettano!”

Grazie di cuore per la sua disponibilità.

Grazie per questa intervista, per l’opportunità e per queste domande molto intelligenti, molto belle e mai banali e per questo ho risposto con molto piacere, grazie.

Intervista di Enrico Spinelli

 

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