Abbiamo intervistato Corrado Occhipinti Confalonieri che ci ha presentato il suo nuovo romanzo “I superbi”

Abbiamo intervistato Corrado Occhipinti Confalonieri che ci ha presentato il suo nuovo romanzo “I superbi” e ha condiviso con noi alcune interessanti riflessioni sul romanzo storico, sulla sua famiglia e sulla città di Piacenza

 

 

 

Intervista 209

 

Come prima domanda le chiedo di presentarci il suo nuovo romanzo I Superbi

«Si tratta di un romanzo storico con personaggi realmente esistiti nel tardo rinascimento in Italia. L’amore è al centro della vicenda, con sfumature noir e spirituali. Un rinascimento nepotista, spietato e sanguinario, combattuto solo dalla forza dei sentimenti delle donne».

 

Quale è stata la spinta a intraprendere questo viaggio e quanto lavoro di ricerca è stato necessario per realizzarlo?

«La spinta è stata un libro sulla mia famiglia pubblicato dal prof. Raimondi, un esperto di araldica, risalente al 1922 in cui ho trovato l’albero genealogico dei Confalonieri e una breve descrizione dei miei avi. Leggendo quello che avevano fatto i protagonisti dei Superbi, ho pensato di avere in mano “la” storia e ho deciso di approfondire le ricerche presso l’archivio di stato di Piacenza, città dove si svolge principalmente la vicenda, gli archivi privati e la biblioteca locale. La fortuna vuole che a Piacenza c’erano dei cronisti che raccontavano giorno per giorno cosa succedeva nel Medioevo e nel Rinascimento che mi hanno permesso di calare i personaggi nella loro realtà. Ad esempio ho trovato il manuale di cucina del cuoco di Pierluigi Farnese, uno dei protagonisti, che mi ha consentito di illustrare i banchetti. La ricerca mi ha impegnato due anni e in fondo al romanzo ho messo la bibliografia».

 

 

 

Trovo che questo romanzo storico abbia il pregio di rendere edotti su alcuni passaggi cruciali della storia del nostro paese non del tutto noti a buona parte dei lettori. Possiamo dire che questo genere può sopperire a certe lacune nell’insegnamento della storia?

«Sicuramente lo possiamo affermare. In genere i saggi storici sono piuttosto noiosi, io li utilizzo nei miei romanzi come fonti indispensabili, ma poi sono i personaggi e le scene che rendono viva la storia perché la vivono e le loro azioni ne sono condizionate. In questo modo, la storia rimane più in mente».

 

Sono rimasto affascinato dalla figura di Elisabetta, una donna di grande modernità, acuta e per certi versi “stratega” nel modo più elegante e virtuoso del termine, condivide?

«Sì perché dalle mie ricerche Elisabetta era veramente così. In particolare Lodovico Domenichi nel suo libro La nobiltà delle donne del 1522, la definisce come una delle donne più belle e sagge di Piacenza e le azioni che compie nel libro lo dimostrano. Intendiamoci anche lei sbaglia, ma solo per amore».

 

Il romanzo è molto accurato nella descrizione degli eventi storici ma anche dei luoghi e di vari dettagli, penso al passaggio sugli affreschi di Ambrogio Lorenzetti a Siena. Quanto è importante l’accuratezza e la correttezza della ricostruzione storica in un lavoro come questo?

«Trattandosi di un romanzo storico e non di ambientazione storica, l’accuratezza è fondamentale per immergere il lettore nell’epoca in cui è ambientata la vicenda, appassionarlo alle vicende dei protagonisti fino a chiedersi: “Cosa avrei fatto io al loro posto?”, suscitando così le emozioni necessarie che permettono di arrivare alla fine del libro pensando: “Peccato è già finito”. Se si arriva a questo, la ricostruzione storica è riuscita bene».

 

 

 

Quale messaggio si sente di veicolare con questa opera?

«Un romanzo non è un saggio, quindi il suo compito non è quello di dover dimostrare qualcosa, ma solo suscitare emozioni».

 

La moglie del santo usciva 5 anni fa e raccontava la storia umana e spirituale di san Corrado Confalonieri. Che ricordi ha della sua realizzazione?

«Ricordo una certa incoscienza ad affrontare la vita di un santo del Trecento ma soprattutto la necessità, l’obbligo morale di ridare voce alla moglie Eufrosina, a lungo dimenticata. I protagonisti della Moglie del santo tornano in spirito anche nei Superbi perché fanno parte della stessa famiglia Confalonieri».

 

Viene naturale chiedere se vi siano altri aspetti della storia della sua famiglia che ritiene possano essere oggetto di nuove pubblicazioni.

«Sì un altro mio avo, Lantelmo Confalonieri, partecipò alla prima crociata del 1098 sotto le insegne di Goffredo di Buglione. Mi affascina l’anno Mille perché le fonti non sono particolarmente abbondanti».

 

 

 

Oggi la comunicazione e il confronto/scontro passano sempre più spesso per i Social Network. Qual è il suo rapporto con questa realtà.

«Il mio rapporto con i social è ottimo perché cerco di mettere contenuti nelle mie pagine Instagram, Facebook e X, come ad esempio delle pillole di storia, dei brani tratti dai miei romanzi, le immagini dei luoghi dove si svolgono le vicende, alcuni ritratti come quelli eseguiti da Tiziano a papa Paolo III e a Pierluigi Farnese, fra i protagonisti dei Superbi».

 

Un ultima domanda o, meglio, una curiosità. Di Piacenza si sente parlare spesso poco, quali sono gli aspetti, secondo lei, più importanti di questa città e quali gli elementi che la gente non conosce?

«Leonardo da Vinci definiva Piacenza “città di passaggio” per la presenza del Po e della via francigena. In realtà già nel basso Medioevo (se. XII – XV circa) era una realtà importante dal punto di vista mercantile e industriale, c’erano leggi all’avanguardia che tutelavano le donne e molte di esse  erano artigiani e piccole imprenditrici. Nel Duomo esiste il primo caso di sponsorizzazione: già a metà del XII secolo le corporazioni avevano contribuito a edificare il sacro tempio e sulle colonne troviamo le formelle che lo testimoniano: esiste la colonna dei carrai, quella dei tintori, quella dei ciabattini, segno di una città viva e operosa».

Intervista di Enrico Spinelli

 

LA MOGLIE DEL SANTO Corrado Occhipinti Confalonieri

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