Abbiamo intervistato Cristina Caboni e approfondito le sue opere partendo dalla più recente “La ragazza senza radici”

Abbiamo intervistato Cristina Caboni e approfondito le sue opere partendo dalla più recente “La ragazza senza radici”

 

Intervista n. 254

 

 

Cristina Caboni

 

 

Per cominciare le chiederei di parlarci del suo ultimo romanzo “La ragazza senza radici

La ragazza senza radici” racconta la storia di due donne accomunate da uno stesso grande dolore: la mancanza di conoscenza del passato. Mentre Adeline, abbandonata alla nascita, lavora al municipio di Nizza, Miranda è una donna di grande successo, una viticultrice che un giorno decide di indagare sulla scomparsa di suo figlio neonato e così facendo intreccia la sua vita con quella di Adeline. Le due donne percorreranno un viaggio di ricerca e di consapevolezza, entrando nel loro intimo e trovando nella loro amicizia la forza per andare avanti.

Con quali aggettivi descriverebbe le protagoniste, Adeline e Miranda?

Adeline è una donna gentile, esattamente come Miranda, solo che quest’ultima ha anche un’altra qualità, è una di quelle persone che vengono comunemente chiamate “donne faro”, ossia riescono a illuminare l’esistenza di chi li circonda.

 

Adeline è una ragazza “senza radici” che si trova a fare i conti con il passato di un’altra famiglia. Quali sono secondo lei i rischi e le opportunità in una ricerca del genere?

Ci sono diverse motivazioni che spingono Adeline a intraprendere questo viaggio. I rischi sono quelli di far affiorare tutte le ferite, di riportare alla luce le sue più grandi sofferenze, allo stesso tempo però facendo così può dare un senso al proprio vuoto, può anche crescere e può affrontare quelli che sono i demoni del suo passato. Naturalmente è un viaggio di crescita interiore e c’è la possibilità di trasformarsi e di cambiare quello che è stato diventando lei stessa una protagonista e non più una vittima.

Una caratterizzazione cosa che si apprezza nei suoi romanzi è la grande delle protagoniste femminili, figure di grande determinazione e volontà. Quali sono i suoi modelli di riferimento, letterari e reali, e quali sono a suo dire le caratteristiche salienti dei suoi personaggi?

Mi sono sempre piaciute le donne, soprattutto quelle che, non preoccupandosi eccessivamente di quelli che erano gli ostacoli, trovavano sempre il modo di raggiungere gli obiettivi. Mi sono ispirata a quelle donne che ho conosciuto nella mia infanzia, donne vere, le nonne piuttosto che le vicine di casa, quelle che effettivamente combattevano, che avevano la necessità di dare un senso alle cose e di trovare soprattutto un posto nel mondo, un posto che le rendesse felici e che permettesse loro di esprimersi nella loro creatività, nella loro grazia e bellezza.

 

 Credo che un altro protagonista ricorrente nelle sue opere sia il mondo della natura, condivide?

Assolutamente. La Natura è un personaggio nei miei e questo avviene per due motivi: primo perché sono nata e cresciuta in Sardegna, con questi venti impetuosi che piegano anche le piante, il Maestrale e lo Scirocco, e che trasportano tanti profumi. E poi essendo un’apicultrice e discendendo da una famiglia di apicultori sono sempre stata legata a quei valori che sono le necessità dell’alveare, la fioritura piuttosto che il clima, ed è anche un bel modo di rapportarci con tutto quello che ci circonda.

Una curiosità che mi ha colpito e il fatto che, contrariamente a tanti altri autori, lei non si cristallizzi in un unico luogo o nella stessa località, preferendo ambientare i suoi romanzi in citta diverse. cosa la spinge a variare il sipario delle sue storie?

La questione dei luoghi dipende dalle storie che racconto. Quando ho parlato de “Il sentiero dei profumi”, per esempio, le città più rappresentative erano in Italia sicuramente Firenze e in Francia Parigi, Gras, la Provenza. Quando si è trattato di raccontare delle api ho deciso di trasportare le mie storie nel Sud della Sardegna dove potevo parlarne con dovizia di particolari. Negli altri romanzi è stata proprio la storia a portarmi nei vari luoghi, da Amsterdam alla Toscana, fino a quest’ultimo romanzo che mi ha portato in Francia e in Liguria, due luoghi molto interessanti che offrivano ai miei personaggi la possibilità di raccontare le proprie storie trovandosi completamente a proprio agio. E poi comunque è veramente bello poter esplorare dei luoghi che posso raccontare in un modo assolutamente mio.

 

 

Lei ha alle spalle una produzione ricca e soprattutto regolare, un romanzo all’anno, come fa a mantenere questo ritmo e a trovare sempre nuove storie da raccontare?

Ho sempre tante storie da raccontare e per farlo ci vuole tempo, e per questo riesco a pubblicare solo un romanzo all’anno perché seguo un routine di approfondimenti che richiede molto tempo. Sono sempre stata legata alle mie passioni, a quelle cose che attirano la mia attenzione: i profumi (la storia di Elena Rossini, “Il sentiero dei profumi”) richiedeva un approfondimento particolare), le api, i fiori, i libri e i tessuti. Poi mi sono soffermata sull’aspetto storico quando ho affrontato “La ragazza dei colori”. Ci sono tante cose che mi appassionano, con “La ragazza senza radici” una delle spinte emotive più importanti è stato il fatto che io sentivo il bisogno di scrivere un libro “gentile” che mostrasse come il mondo si cambia attraverso il bene e la bontà, attraverso le parti migliori del nostro essere e la nostra umanità.

Si sa che oggi la comunicazione e il confronto viaggiano spesso sui Social, qual è il suo rapporto con questa realtà?

Questo è un tasto dolente. Diciamo che faccio proprio il minimo sindacale. Mi rendo conto però che tenere in piedi una community attiva sui Social richiede molto tempo e soprattutto molta costanza e io invece trascorro molto tempo all’aria aperta, soprattutto in questo periodo che le api stanno sciamando. Poi ho una famiglia numerosa, ho tre figli, tanti amici, faccio molti eventi, per cui ho una vita molto impegnativa. Mi riprometto sempre di essere più costante e di raccontare più cose ai miei lettori ma mi trovo poi ad occupare il mio tempo in altro.

Come ultima domanda, ringraziandola per la disponibilità, le chiedo se c’è una qualche località o un particolare periodo in cui vorrebbe ambientare un prossimo romanzo.

Come località non so perché ma ogni volta mi viene in mente la Francia, mi appassiona tantissimo. Mi piacerebbe in un futuro ambientare un romanzo sul Mont-Saint-Michel e scrivere lì una storia con un passato avventuroso dove ci siano anche i pirati… non so se lo farò mai ma è una di quelle cose che ogni tanto ritornano e ti fanno dire “Sì, un giorno lo farò”.

 

Intervista di Enrico Spinelli

 

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