Abbiamo intervistato Elena Magnani e approfondito la saga familiare di “Mare avvelenato”

Abbiamo intervistato Elena Magnani e approfondito la saga familiare di “Mare avvelenato” e le opportunità e sfide della narrativa moderna

 

Intervista n. 218

 

 

Elena Magnani

 

Come prima domanda le chiederei di presentarci il suo ultimo romanzo “Mare avvelenato”.

Mare avvelenato è una saga familiare ambientata a Messina nel 1908. Al centro della storia c’è Tomaso Mazzeo, un giovane la cui vita è stata marchiata da un’antica credenza: la levatrice, alla sua nascita, lo ha definito uno spirito tintu, uno spirito malvagio, capace di fascinare chiunque e di piegare la volontà altrui.

Tomaso è una figura tormentata, segnata dalla perdita di parte della sua famiglia e dal desiderio di riconquistare il potere e la ricchezza che un tempo appartenevano ai Mazzeo. Il suo conflitto interiore lo porta a intraprendere strade pericolose, spinto dalla sete di riscatto e dalla sensazione di essere destinato a un fato segnato.

Al fianco di Tomaso, troviamo Petra, una giovane donna con sogni rivoluzionari per il suo tempo. Petra è ispirata dagli insegnamenti di Maria Montessori. Tra Tomaso e Petra nasce un legame inaspettato, un amore che si scontra con la dura realtà in cui vivono e che fiorisce proprio poco prima che il terribile terremoto sconvolga tutto.

Il romanzo esplora temi universali come il potere del destino, la ricerca della redenzione e la forza dell’amore nel tentativo di sfidare le convenzioni sociali e il passato che sembra incombere su di loro.

 

Il romanzo parte da una storia vera, quale è stata la scintilla che l’ha spinta ad affrontarla e quanto lavoro ha dovuto svolgere per documentarsi?

La scintilla è nata durante un incontro con la mia editor. Mi chiese se avessi qualche idea per un nuovo libro e le dissi che desideravo scrivere qualcosa che riguardasse i racconti dei miei nonni, in particolare legati al terremoto di Messina del 1908. Questi racconti hanno sempre fatto parte della mia vita e sentivo il bisogno di tramandare quelle memorie familiari attraverso la scrittura. L’idea di trasformarle in un romanzo è stata quasi spontanea, come se fosse arrivato il momento giusto per dare voce a quella storia.

Per quanto riguarda la documentazione, sono stata molto scrupolosa. Anche se avevo già una base solida grazie ai racconti dei miei nonni, ho voluto andare oltre. Ho approfondito la ricerca sia attraverso saggi storici che online, cercando testimonianze e materiale d’archivio che mi permettesse di ricostruire con la massima fedeltà possibile il contesto dell’epoca. Sono piuttosto “nerd” quando si tratta di ricerche, perché credo che un romanzo storico debba essere credibile in ogni dettaglio.

 

 

 

Tomaso e Petra colpiscono per la loro grande forza, determinazione e modernità. Quali sono a suo avviso le loro caratteristiche salienti?

Tomaso e Petra sono personaggi complessi e sfaccettati, ognuno portatore di una forza unica, ma espressa in modi diversi. Tomaso è un giovane segnato dalle difficoltà e dalle tragedie della vita. Il suo desiderio di riscatto, alimentato dalle perdite che ha subito, lo rende un personaggio determinato a riprendersi tutto ciò che è stato tolto alla sua famiglia. La sua forza nasce dal dolore e dalla frustrazione, ma anche da un profondo senso di responsabilità verso chi ama. Nonostante la sua oscurità interiore e i compromessi morali che è disposto a fare, ciò che lo rende speciale è la sua capacità di amare, anche se spesso questo amore si esprime in modi complicati e tormentati.

Petra, invece, incarna una forza diversa, più moderna e idealista. È una giovane donna che si oppone ai limiti imposti dal suo tempo e dal suo contesto sociale. Petra sogna di cambiare il mondo intorno a sé attraverso l’istruzione, ispirata dagli insegnamenti di Maria Montessori. La sua forza risiede nella sua visione del futuro, nel desiderio di offrire un’opportunità di crescita alle nuove generazioni e di contribuire a una società più giusta. È determinata a farsi spazio in un mondo che non facilita certo le donne, e questo la rende una figura moderna.

 

 

 

Entrambi vogliono cambiare qualcosa, Tomaso la maldicenza attorno alla sua nascita e Petra un sistema che percepisce ingiusto e sembrano trovare nel sentimento reciproco la loro chiave di Volta. Qual è il messaggio che sente di trasmettere con le loro vicende?

Il messaggio principale delle vicende di Tomaso e Petra è che l’amore e la comprensione reciproca possono essere catalizzatori di un cambiamento profondo. Tomaso cerca di superare il pregiudizio e il dolore legati alla sua nascita, mentre Petra lotta per trasformare un sistema educativo e sociale ingiusto. La loro relazione dimostra che anche nei contesti più difficili, il sostegno e la connessione autentica possono offrire una via di fuga dalle proprie battaglie personali e contribuire alla realizzazione di un futuro migliore. L’amore diventa così una forza potente che unisce e trasforma, portando nuova speranza.

 

Una saga familiare è anche l’occasione di dare spessore a un determinato periodo storico. Quanto può contribuire la narrativa a rendere più concreti agli occhi dei lettori eventi storici più o meno noti?

La narrativa svolge un ruolo cruciale nel rendere eventi storici più concreti e vivi per i lettori. Una saga familiare, in particolare, offre uno strumento potente per contestualizzare e umanizzare il passato. Mentre i testi storici possono fornire dati e cronologie, la narrativa arricchisce questi eventi con dettagli personali, emozioni e dinamiche familiari.

Attraverso le storie di personaggi fittizi o ispirati a persone reali, i lettori possono vivere e comprendere le sfide quotidiane, le speranze e i sogni delle persone che hanno vissuto in tempi passati.

 

Due anni fa pubblicava “La segnatrice”, anche quello con una protagonista, Anna, notevole e magnificamente caratterizzata. Quali elementi, se vi sono, trova in comune tra lei e Petra?

Anna di La segnatrice e Petra di Mare hanno avvelenato condividono alcune caratteristiche fondamentali: entrambe sono donne che si distaccano dai ruoli convenzionali imposti dalla loro epoca, mostrando una forza e una determinazione che le contraddistinguono.

Hanno in comune la capacità di sfidare le convenzioni e di perseguire con tenacia i propri sogni, nonostante le avversità. Entrambi sono mosse da un forte desiderio di cambiamento e di giustizia.

 

 

Lei ha scritto anche un romanzo per ragazzi (anche se molti ritengono che sia anche per adulti), “Scorza, Sibilla e i guardiani della Terra”. Quanto è difficile e/o stimolante adattare il proprio stile e la propria proposta per fasce di età diverse?

Adattare il proprio stile e la propria proposta per fasce di età diverse è sia una sfida che un’opportunità stimolante. Quando scrivo per un pubblico più giovane, come nel caso di Scorza, Sibilla e i guardiani della Terra, è importante trovare un equilibrio tra un linguaggio accessibile e una trama che sia coinvolgente e significativa. Questo comporta semplificare alcune complessità narrative e adattare il tono e il ritmo della storia per renderli appropriati e avvincenti per i lettori più giovani.

Tuttavia, la sfida di scrivere per ragazzi non limita la mia creatività; al contrario, stimola la mia immaginazione e mi costringe a esplorare modi nuovi e freschi di raccontare storie. La possibilità di trattare temi universali come l’amicizia, il coraggio e la crescita personale in un contesto che parla ai ragazzi è molto gratificante. Inoltre, una buona storia per ragazzi può essere apprezzata anche da un pubblico adulto, poiché spesso tocca corde emotive e valori che risuonano a qualsiasi età.

 

I Social sono sempre più il terreno di confronto/scontro e di condivisione, qual è il suo rapporto con questa realtà?

Il mio rapporto con i social media è consapevole e riflessivo. Li utilizzo come strumento per connettermi con i lettori, condividere aggiornamenti sui miei lavori e partecipare a discussioni significative. Credo che i social possano essere un canale prezioso per la comunicazione e la promozione, ma è essenziale saperli utilizzare con criterio.

 

Intervista di Enrico Spinelli

 

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