ABBIAMO INTERVISTATO Jacopo De Michelis approfondendo i temi dei suoi due romanzi La montagna nel lago e La stazione

ABBIAMO INTERVISTATO Jacopo De Michelis approfondendo i temi dei suoi due romanzi La montagna nel lago e La stazione

 

Intervistare autori di tutto rilievo, sta diventando un piacere, oltre che a leggerli, riuscire a stabilire un contatto con loro e conoscere un po’ della loro storia circa la nascita dei loro romanzi è fonte di piacere ed arricchimento.
Jacopo de Michelis, con il suo primo lavoro “La stazione” , si fa conoscere dal grande pubblico e riesce ad essere coinvolgente.
Quest’anno si presenta col “ La montagna del lago “ e raggiunge il suo scopo : Il romanzo è letto da un vasto pubblico e concorre al premio Scerbabenco Noir festival, posizionandosi tra i cinque finalisti.
Del romanzo La montagna nel lago ho già scritto, ma adesso passiamo all’intervista

 

Jacopo De Michelis

 

 

Intervista n 233 

 

1 Come descriveresti l’evoluzione del tuo stile narrativo tra il primo e il secondo romanzo?

Più che evolversi rispetto a “La stazione“, il mio stile ne “La montagna nel lago” si è adattato alle peculiari caratteristiche della nuova storia che mi apprestavo a raccontare.
Per quanto riguarda l’approccio al genere, mentre ne “La stazione” ero partito dal thriller per contaminarlo con l’avventura e il gotico-fantastico, “La montagna nel lago” è un thriller di impianto sostanzialmente classico, senza sconfinamenti di sorta.
Ho poi mirato a una maggiore essenzialità e a un ritmo più serrato, ottenendoli anche attraverso la narrazione al presente e a capitoli brevi.

 

 

2 Quali sono le tematiche principali che affronti ne “La montagna nel lago“?

Nel romanzo diversi temi si intrecciano all’indagine poliziesca che costituisce l’asse portante della narrazione. C’è il tema del ritorno, con tutte le complesse situazioni a livello emotivo e relazionale che il protagonista, Pietro Rota, si trova a dover affrontare rimettendo piede nel luogo dove è nato e cresciuto dopo dodici anni di assenza. C’è il tema delle aspirazioni e dei sogni giovanili, e di quanto può costare provare a inseguirli, che interessa a vario livello diversi personaggi. C’è il tema della colpa, che nel romanzo è frammentata e dispersa: tutti, in un modo o nell’altro, sono colpevoli di qualcosa, il che rende assai difficoltoso a Pietro individuare IL colpevole, ovvero l’autore dell’omicidio di cui è sospettato suo padre, che lui sta cercando affannosamente di scagionare. E c’è infine il tema della Storia, dell’importanza di preservarne e perpetuarne la memoria per evitare di ripetere gli errori del passato.

 

 

 

3 C’è un filo conduttore che lega i tuoi due romanzi, nonostante le differenze di trama e personaggi?

Il principale è che sono entrambi romanzi nati da un luogo, la stazione Centrale di Milano per “La stazione” e Montisola sul lago d’Iseo per “La montagna nel lago”. Sono stati i luoghi d’ambientazione, che più che semplici sfondi vanno considerati essi stessi protagonisti, a ispirarmi le vicende narrate, che non potrebbero svolgersi da nessun’altra parte. E in entrambi i romanzi, oltre a raccontargli una storia avvincente, piena di suspense e colpi di scena, guido i lettori in un viaggio di esplorazione dei suddetti luoghi.

 

 

4 Quali sono state le sfide principali che hai affrontato scrivendo il tuo secondo romanzo rispetto al primo?

La sfida principale per me è sempre la stessa: capire fino in fondo la storia che sto elaborando, esplorandone ogni implicazione e potenzialità, fino a che non sento di essermene completamente appropriato. Da quel punto in poi, la strada è in discesa.

 

5 Puoi raccontarci un po’ del processo di ricerca che hai svolto per entrambi i romanzi?

Anche se può essere lungo e faticoso, mi piace il lavoro di documentazione a cui mi dedico preliminarmente alla scrittura dei miei romanzi. Parto ovviamente dalla rete, che resta uno dei canali principali attraverso cui procurarsi materiali e informazioni, sia di tipo testuale che fotografico o audiovisivo. Poi approfondisco gli argomenti principali leggendo libri e articoli sull’argomento, ma anche guardando film o documentari, e infine recandomi di persona sul posto qualora si riveli necessario.

 

6 Quale dei tuoi due romanzi ha richiesto più tempo e perché?

Senza alcun dubbio “La stazione”, un tomo di quasi 900 pagine dalla struttura piuttosto articolata e complessa, a cui mi sono dedicato senza aver mai scritto un romanzo prima di allora e senza essere affatto sicuro che ne sarei stato in grado. Alla fine, per portarlo a termine mi ci sono voluti otto anni di lavoro.

 

 

7 C’è un personaggio in particolare che ti è particolarmente caro o che ti ha messo alla prova nella scrittura?

Ne “La montagna nel lago” mi è particolarmente cara Adua, la matta del villaggio sottovalutata e bistrattata da tutti, forse di primo acchito perfino da me che l’avevo concepita, e che invece finisce per rivelare profondità e risvolti insospettati.

 

8 Quale messaggio speri che i lettori portino con sé dopo aver letto i tuoi romanzi?

Io non credo che trasmettere messaggi, offrire ricette e soluzioni, sia un compito precipuo della letteratura, e per parte mia cerco di evitarlo. Sono convinto che sia più utile che la letteratura incoraggi e stimoli delle riflessioni sulle questioni importanti della vita, proponendo a chi legge più delle domande che delle risposte. Per questo, quando affronto qualche tematica di natura etica, esistenziale o altro, mi limito a porre degli interrogativi lasciando che siano poi i personaggi – e sulla loro scorta i lettori – a incaricarsi di cercare, ognuno a proprio modo, le risposte più giuste per loro.
Ne “La montagna nel lago” tuttavia almeno un messaggio c’è, e attiene all’importanza vitale della difesa e della preservazione della democrazia.

 

9 Hai ricevuto feedback dai lettori che ti ha sorpreso o che ha influenzato il tuo lavoro futuro?

Le reazioni dei lettori possono essere così variegate e di segno talmente diverso che risultano spesso sorprendenti o spiazzanti, sia nel bene che nel male. Io mi sforzo di ascoltarle e recepirle, traendone talvolta qualche utile lezione.

 

10 Puoi anticiparci qualcosa sui tuoi progetti futuri? C’è un terzo romanzo in arrivo?

Ho alcune idee, ma sto ancora cercando di capire qual è la più “matura”, ormai pronta per essere sviluppata.

 

11 Come hai gestito la pressione delle aspettative tra il primo e il secondo romanzo?

Ho cercato di non pensarci affatto.

 

12 Hai qualche rito o abitudine specifica quando scrivi?

Mi piacerebbe ma non posso permettermelo. Ho un lavoro full time e una famiglia, sicché devo approfittare di ogni momento libero da dedicare alla scrittura. È per questo che la prima stesura dei miei romanzi la scrivo su iPad: ce l’ho sempre con me e posso tirarlo fuori in qualsiasi occasione, ovunque mi trovi, che sia su un treno o al bar, in un albergo o una sala d’attesa.

 

Intervista di Paolo Pizzimenti

 

LA MONTAGNA NEL LAGO jacopo De Michelis

LA MONTAGNA NEL LAGO Jacopo De Michelis

 

LA STAZIONE Jacopo De Michelis

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