ACCIAIO, di Silvia Avallone (Rizzoli)
Romanzo sociale? Sociologico? Ideologico? Romanzo di formazione? È un po’ tutto ciò questo “Acciaio” di Silvia Avallone.
Romanzo sociale, sociologico e ideologico per il contesto in cui è ambientato: Piombino col grande stabilimento siderurgico Lucchini, il quartiere Stalingrado, i protagonisti operai, la militanza nel PCI; romanzo di formazione per la storia delle protagoniste, Anna e Francesca, due pre-adolescenti che, allo sbocciare nell’adolescenza e nella vita, devono fare i conti con la grande varietà di diversità della vita stessa. Sarà per loro motivo di sofferenza la scoperta che l’amore può dare gioia, esaltazione, gratificazione fisica, affettiva e psicologica, ma anche dolore. Dolore, specialmente se amore per una persona dello stesso sesso!
E sono questi, per me, “il messaggio”, il tema, gli aspetti più importanti del romanzo, che, ponendo con delicato realismo un problema ancora tabù, gli danno un valore educativo, civico, sociale ed etico. È una storia di vita reale, questa, in cui le protagoniste sono ben caratterizzate e delineate, vere appaiono le mamme, Sandra e Rosa e gli altri personaggi sono credibili, solo Enrico è un po’ troppo stereotipato.
Mi è piaciuto ed ho trovato riuscito il contrasto letterario tra lo squallore dei luoghi fisici: i capannoni industriali, i casermoni popolari, le aiuole spelacchiate, la spiaggia sporca e la freschezza adolescenziale degli animi di Anna e Francesca. Ben riuscito ho trovato contrasto e simmetria in Alessio (dico poco per non svelare) che quasi paga per il padre, Arturo. Più bella di tutte ho valutato la metafora dell’isola d’ Elba, sempre presente, muta, quasi ostile in certi momenti, sempre lontana, irraggiungibile che alla fine rappresenta il felice approdo della storia e di Anna e Francesca.
Recensione di Antonio Rondinelli
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