ADDIO ANATOLIA, di Didò Sotirìu (Feltrinelli – marzo 2024)
Incuriosita da una recente recensione su un gruppo di lettori che frequento su facebook, ho preso in biblioteca questo libro del 1962, pubblicato in Italia all’incirca nel 2022 in occasione del centenario di quella che in Grecia viene definita la Mikrasiatikì Katastrofì, la “Catastrofe dell’Asia Minore” e narra la cacciata della comunità greca dalle terre dell’Asia Minore dove per secoli era vissuta in pace con i turchi durante l’impero ottomano, attraverso le vicende di Manolis Axiotis, da quando era un giovane che viveva tranquillamente a Sirince, un villaggio dell’Anatolia famoso per la produzione di vino, olive e fichi a quando fugge dal porto di Smirne verso la Grecia: “Dall’altra parte avevamo lasciato case confortevoli, bauli carichi di tesori, icone sormontate da corone di fiori, i nostri morti nei cimiteri. Avevamo lasciato figli, nipoti e fratelli. I morti non erano stati sepolti. I vivi erano senza casa. I sogni erano diventati incubi. Dall’altra parte c’era quella che fino al giorno prima era la nostra patria”.
In effetti all’inizio del 1900 i rapporti tra greci e turchi erano stati buoni: le due comunità, nonostante le differenze di etnia e di religione vivevano in modo tranquillo con i turchi che detenevano il potere politico e burocratico ed i greci che vivevano di una fiorente attività agricola e commerciale; ma questo equilibrio si spezzò con la prima guerra mondiale, quando la Turchia si alleò con i tedeschi mentre in Grecia prevalse la posizione di Eleuterio Venizelos che volle far parte dell’Intesa costringendo il re ad abdicare. Questa situazione rinfocolò le idee nazionaliste sia dei Greci che dei Turchi, cosicché dopo qualche anno si arrivò ad un aperto conflitto tra le forze greche che si erano mosse in difesa dei greci di Anatolia e l’esercito messo in piedi da Kemal Ataturk, con atrocità e ferocia da entrambe le parti, sino alla sconfitta dei Greci; questo portò infine alla firma di una armistizio firmato nell’ottobre 1922 , con cui si convenne che avvenisse uno scambio di popolazioni: in Turchia i turchi che vivevano in Tracia ed in Grecia i greci che vivevano in Asia Minore.
Un libro questo che oltre a narrarci un episodio, almeno per me, poco conosciuto della storia degli inizi del Novecento, ci impone una riflessione sui nazionalismi e sugli effetti perversi che ne possono derivare, che hanno sempre funestato realtà in cui popolazioni con radici diverse convivevano tranquillamente in pace, e che purtroppo continuano ad essere anche oggi un problema di grande attualità e causa di migrazioni e di genocidi.
Recensione di Ale Fortebraccio
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