ADESSO I ROMANZI SI SCRIVONO IN EQUIPE: ne è una prova evidente proprio l’ultimo di Ken Follett

fu sera e fu mattina di Ken Follett

ADESSO I ROMANZI SI SCRIVONO IN EQUIPE: ne è una prova evidente proprio l’ultimo di Ken Follett

FU SERA E FU MATTINA, di Ken Follett

Ho letto tutte le opere del Folletto di Cardiff, ho acquistato quest’ultima il primo giorno in cui è uscita, il 15 settembre scorso, e ovviamente non l’ho mollata fino alla suddetta ultima pagina.

 

fu sera e fu mattina Ken Follett

Sono rimasto soddisfatto, ma qualcosa mi lascia un po’ perplesso. Ci troviamo di fronte a una vera e propria megaproduzione di tipo hollywoodiano. Il lavoro di equipe è evidente. Basti considerare i nomi dei personaggi, che danno l’impressione di essere stati cercati e assegnati con la professionalità di uno specialista assunto ad hoc, che si è premurato di dare un nome, spesso molto elaborato, a tutti i numerosi esseri viventi, animali compresi quindi, che compaiono nel romanzo. Il sistema dei personaggi ha un’architettura che sicuramente ha richiesto più di un collaboratore.

 

 

Storici ed editor, tutti doverosamente citati alla fine, hanno avuto di che vivere per mesi grazie a questo lavoro. Insomma, un libro nato per funzionare e, naturalmente, per vendere. Come un’opera pop destinata al mercato mondiale.

Ma, come avviene per certi kolossal americani dal “successo annunciato”, il risultato funziona. Niente da eccepire. Certo, i cliché del genere storico-avventuroso ci sono tutti. I guai del protagonista si intuiscono fin dalla seconda pagina, i buoni sono buoni e i cattivi sono cattivi che più cattivi non si può, la tensione sfrutta tecniche standard, eppure il ritmo narrativo fila alla grande fino alla fine, come non avviene in altri autori affini (Falcones non è assolutamente all’altezza, non me ne vogliano i suoi estimatori).

 

 

Insomma, il “genio solitario” ha fatto il suo tempo. Tra “una sera e una mattina” ci siamo ritrovati un’industria che pare sia la sola in grado di sfornare ancora grandi opere, per non dire capolavori, di portata internazionale.

Recensione di Pasquale Vergara

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