AGNES GREY, di Anne Brontë
Recensione 1
“I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti”
Italo Calvino
Questo potrei dire di questo romanzo. Italo mi trova pienamente d’accordo.
Di solito delle tre sorelle Bronte, Anne è la meno letta.
Schiacciata forse dalla sorella Emily e dal suo tormentato “Cime tempestose”, offuscata dalla determinazione della maggiore delle tre, Charlotte e il suo famosissimo “Jane Eyre”.
Eppure Anne ha detto anche lei la sua, ha fatto sentire la sua voce, ha in qualche modo aperto il suo cuore.
Difficile e complicata la vita di queste tre sorelle che hanno pubblicato pochissimi romanzi, Anne solo questo; eppure sono diventate emblema del loro tempo e rappresentano oggi un mondo femminile forte, determinato, passionale e rivoluzionario.
Anne, delle tre, è sicuramente la più dolce, la più tenera e la più timida ma comunque coraggiosa e determinata.
Agnes Grey è per certi versi la sua storia.
La storia di una ragazza che non vuole più essere di peso alla famiglia e che decide quindi di andare a fare l’istitutrice presso diverse famiglie aristocratiche e alto borghesi dell’Inghilterra del tempo.
Non è una vera e propria autobiografia, anche se si tende a confondere spesso Anne con Agnes, molte sono le vicissitudini che le accomunano.
La diversità sta nell’aver dato ad Agnes quella totale libertà, quella pienezza di vita che Anne non ha avuto, per le disgrazie della sua famiglia e per le malattie che hanno colpito molti suoi cari, lei compresa.
Attraverso Agnes, Anne scrive del tempo della prima giovinezza, del doloroso impatto col mondo.
Agnes affronta la difficoltà di essere istitutrice con grande determinazione e forza, ha voglia di crescere e di superare le sfide, non si arrende, non molla tutto per tornare alla dimensione protetta della propria famiglia.
Questo la dice lunga sul tipo di donna che Anne Bronte propone e che forse voleva diventare: una donna lontana dalle fragilità del mondo tradizionalmente femminile, una donna caparbia, indipendente e fedele a sé stessa.
Anne attraverso Agnes denuncia la crudeltà ributtante e l’arroganza travestite da codice di buone maniere dei proprietari terrieri che è fondamentalmente la stessa dei rozzi commercianti arricchiti.
I soprusi a cui Agnes viene sottoposta sono indicibili, eppure nel descriverli Anne non cade mai nella patetica autocommiserazione, Anne taglia le zone deboli della vita.
Ad Agnes viene concessa poca emozione. Ha voglia soprattutto di andare nel mondo e di scoprirlo di persona.
Questo era forse il desiderio di Anne, che non ha potuto esaurire perché la tisi l’ha portata via a soli 29 anni.
“A quasi ventitrè anni ho sofferto molto e di piacere ne ho provato ben poco: è possibile che la vita sia sempre così tetra? Non potrebbe Dio sentire le mie preghiere e disperdere le ombre cupe, concedendomi qualche splendente raggio di sole?”
Non ha conosciuto l’amore Anne, non ha sentito il cuore battere all’impazzata al primo appuntamento, non ha mai assaporato il dolce sapore di un bacio…Anne ha fatto vivere a Agnes quello che a lei è stato precluso.
“e fu così che infine mi apparve il Signor Weston, sorgendo sul mio orizzonte come la stella del mattino, a salvarmi dal terrore delle tenebre; e gioivo nel contemplare chi stava più in alto, non più in basso, di me.”
Come per le sue sorelle, anche Anne ha dovuto raccontare la vita per poterla vivere…
“ho cominciato a scrivere con l’intenzione di non nascondere nulla, così da permettere, a chi lo volesse, di trar vantaggio dallo studio di un cuore umano: vi sono però pensieri che lasceremmo tranquillamente contemplare a tutti gli angeli del cielo, ma non agli uomini – neanche ai migliori e più gentili tra loro”.
Buona lettura!
Recensione di Cristina Costa
Recensione 2
Chi ha sempre pensato che di sorelle Brontë ne esistessero solo due, sarà costretto a ricredersi.
Per quanto giovane Anne Brontë fosse quando lo scrisse, “Agnes Grey” non ha nulla da invidiare ad uno Jane Eyre o a un Villette. Anzi, molti passi ne ricordano le atmosfere oltre che il linguaggio. Non mi azzardo a dire che possa essere messo accanto ad un capolavoro come Cime tempestose. Non perché non abbia lo stesso valore, ma perché le note gotiche che circondano Heathcliff e la sua Catherine sono un universo a parte.
Inutile dire che, per chi ama i classici alla Jane Austen, questo è il romanzo adatto.
La giovane protagonista, Agnes Grey, figlia di un ecclesiastico in ristrettezze economiche, decide di prendere le redini della sua vita e dare una mano alla sua famiglia. Nonostante la madre e la sorella cerchino di dissuaderla in tutti i modi, Agnes ha intenzione di crescere a farsi da sola, dopo una fanciullezza trascorsa nella bolla dolce della protezione familiare. Dopo una breve esperienza in una casa borghese, che la fa scontrare con la dura realtà della scarsa educazione dei suoi pupilli, parte alla volta di una nuova esperienza. Approda così dai Murray, ricchi quanto snob rappresentanti della middle class. Qui, Agnes è convinta di poter fare una nuova vita, ma la poca considerazione che i suoi ospiti le riservano, e i vizi di cui si fanno interpreti i suoi alunni, le ricordano che i compiti di una istitutrice sono duri. Tuttavia, la nostra eroina ha modo di conoscere l’amore, i palpiti della passione e della gelosia.
Ricordare che si tratti di un romanzo vittoriano non è un’ovvietà. Perché, accade in questo romanzo (come anche in quelli coevi delle sorelle), Anne Brontë non mette mai in luce sentimenti troppo vibranti. Piuttosto, tutto è vissuto con estrema calma ma intensa partecipazione. L’impressione che se ne ha, è quella di rileggere Villette di Charlotte Brontë. E per inciso, se non lo avete ancora fatto, vi consiglio di fiondarvi su questo romanzo.
Ciò che più colpisce, in Agnes Grey, è lo spirito deciso della sua protagonista. Sempre fedele a se stessa, Agnes rifiuta di piegarsi ai dettami di una società che la vorrebbe sottomessa ai suoi “padroni”. Piuttosto, preferisce tacere quando viene offesa, a dimostrazione che la più grande arma di fronte alla vanità dei ricchi è la totale indifferenza. Forse per questo Agnes trova consolazione nei meandri della sua camera, dove il suo cuore e la sua anima sono liberi di manifestarsi, e dove lunghi pianti consolatori la fanno sentire di nuovo padrona di sé.
La contrapposizione tra l’altezza di spirito di Agnes e il finto virtuosismo delle sue padrone, dimostrano che non è la ricchezza a fare grande un’anima. Anzi, proprio la mancanza di polso della prima datrice di lavoro (la signora Bloomfield) e la totale sconsideratezza della seconda (la signora Murray), non fanno che mettere in risalto l’elevatezza di spirito di questa giovane istitutrice.
Agnes Grey è un romanzo a tutto tondo, vittoriano nella scrittura ma contemporaneo negli afflati narrativi. Chiunque di noi si sia scontrato con una società ostile può ritrovarsi nelle vicissitudini di Agnes.
Per questo, mi sento di consigliare la lettura di questo breve ma intenso romanzo. Se avete amato Jane Eyre, non potete lasciarvi scappare questa perla.
Recensione di Alessandra Basile
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