ANATOMIA DI UN ISTANTE, di Javier Cercas
…qualche giorno fa, o forse di più, ho il senso del tempo congelato ultimamente, cercando disperatamente qualcosa di non Covid in tv, mi sono trovato davanti il discorso di Conte alla Camera. E saranno le giornate tutte un po’ uguali o forse la nebbia della pianura ferrarese che supera i miei tessuti connettivi e si fonde al mio umore, fatto sta che nel mio cervello è scattata un’immagine netta, immediata, che non c’entrava nulla con quello che stavo guardando, cioè il fallito colpo di Stato del 23 febbraio 1981 in Spagna.
Avrò visto decine di volte quel video su Youtube, quello di una giovane repubblica spagnola che stava scegliendo il suo capo del governo, un paese di una fragilità immensa. Si sentono delle grida, poi un gran casino, si vede entrare un colonnello della Guardia Civil, Tejero, nome da film western degli anni ’70, una pistola tenuta in mano senza fierezza, urla a tutti di non muoversi. Poi spari, raffiche di mitra, più di trecento politici si buttano a terra nei modi più assurdi che solo la paura sa scegliere. Tutti tranne tre: l’ex capo del governo Adolfo Suárez, il generale Mellado, e Santiago Carrillo, leader dei comunisti spagnoli. Soltanto loro tre, in piedi. Si rifiutano di buttarsi a terra. Suárez resta immobile, la schiena appoggiata allo schienale,. Carrillo non smette di fumare la sua sigaretta. Il generale Mellado, addirittura, abbandona il suo posto per andare a fronteggiare i militari, in piedi, il petto contro le pistole.
Quei tre, in quel preciso istante, avevano saputo per sempre chi erano. Non prima e nemmeno dopo, solo in quel preciso istante il loro destino si era concentrato, tutto lì. C’è una frase di Borges, «qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà d’un solo momento: quello in cui l’ uomo sa per sempre chi è». E su questa frase, su quel momento di immobilità irragionevole uno scrittore geniale ci ha costruito un libro senza definizioni, non un romanzo, un libro di analisi, di ricomposizioni di fatti ed idee. Lui è Javier Cercas, il libro è Anatomia di un istante.
Un libro, un modello irripetibile di storia raccontata in punta di penna e con lo sguardo fisso sulla realtà, dove si sente la Storia che scende addosso a quei tre personaggi così diversi tra loro e li avvolge nelle pagine del libro. Quei tre non erano lì per caso, quei tre stavano facendo la Storia, stavano diventando un capitolo a parte della Storia. In quel preciso istante del loro destino. E la cosa bella tra le tante cose belle di questo libro è che Cercas non ingrandisce i fatti, non usa il doping letterario per esaltarli, rispetta la realtà ma è dannatamente fedele alla sua immaginazione. Se giocasse a bocce, sarebbe quello che accosta la palla, non quello che sboccia. Ma per fortuna sua e di chi lo legge, Cercas scrive. Ed è dannatamente bravo.
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