ANATOMIA SENSIBILE, di Andrés Neuman
‘L’anima inventa l’anima, non esiste senza i rumori dell’anatomia’.
Chiuso il ‘piatto inferiore’ di questo libro – che ho ammirato, rigirato tra le mani, soppesato nella sua fisicità, finanche annusato – ho avuto bisogno di una specchio, per poter ammirare, sì ammirare, il mio corpo, scoprire il senso delle mie dita, la funzione del mio collo, il significato del mio occhio, constatare i trascorsi della mia schiena, ricavare i vissuti della mia pancia, dare un senso alle mie tempie, cercare i punti e le linee della mia pelle, delimitare la mia bocca, afferrare la mia testa, osservare le mie tempie, tastare il lobo dell’orecchio, riprendermi la spalla e il petto, assicurare piedi e tallone, sbirciare nell’ombellico, rinascere dalla mia vagina.
Neuman mi ha immersa in ogni mia parte anatomica in modo colto, elegante, rigoglioso ed enigmatico. Una poetica del corpo e di ogni sua singola parte, che mai si distacca dalla realtà. Dall’involucro pelle ‘motore ipersensibile che colleziona aggressioni ma promuove carezze’ passando per trenta parti si arriva all’anima che nulla contiene e inventa stessa, ma che non potrebbe esistere “senza i rumori dell’anatomia”.
Una splendida enciclopedia letteraria del nostro corpo che accompagna all’accettazione di sé, dei cambiamenti e delle tracce che su questo lasciano la vita, il caso, la natura. Humor oltre a poesia ed esplorazione linguistica; riderete per la forma dei vostri lobi, del vostro pene, dei vostri capelli arruffati e delle bestie mitologiche (cefalea ed emicrania) che assediano la vostra testa.
Non un libro che si divora, che trascina. Tutt’altro! Va centellinato perché ogni descrizione apre le porte alla curiosità, alla conoscenza del sé fisico e interiore, alla celebrazione del corpo in tutte le sue forme in modo affatto convenzionale e canonico, al di fuori di ogni ideale estetico. Via ogni patinatura, ogni correzione o ritocco. Siamo belli anche quando siamo brutti. Ogni nostra parte ha difetti, imperfezioni, cicatrici, asperità, virtù che sono uniche e ci rendono unici. E non diamolo così scontato in questa modalità piatta e uniforme che ormai ci contraddistingue e livella! ‘Oggigiorno – come ben sa l’occhiaia – prevale l’omogeneità. Si pretende che la pelle sia una superficie monotona, equalizzata, segretamente stupida. Questa assurdità nuoce al tallone, che è caratterizzato dalla sua franchezza. Ogni volta che si scontra con una pietra pomice finisce in pareggio”.
Ho sentito tutta la ribellione all’edonismo imposto regalato con una scrittura sensuale e leggera. Il corpo vuole, desidera e vuole essere riconosciuto e assecondato.
“Il collo fa male come l’orgoglio e la patria. Chi non ha patito dolori cervicali non si merita di ostentare una testa. Secondo la moderna algologia, esistono due generi di sofferenze: quella causata da un carico e quella dovuta a una carenza. E il collo concorre esageratamente al primo tipo. Sopporta giorno dopo giorno le terraglie della mente, dispense troppo piene per il suo chiodo. Al contrario di ciò che diffondono le dottrine positiviste, sempre appese alla superstizione del definitivo, le certezze pesano più delle domande”
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