ANTOLOGIA DI SPOON RIVER, di Edgard Lee Master
Dove sono Ella, Kate, Mag, Lizzie e Edith,
il cuore tenero,, l’anima semplice, la chiassosa,
la superba, l’allegrona?
tutte, tutte dormono sulla collina.
Una morì di parto clandestino,
una di amore contrastato,
una fra le mani di un bruto in un bordello
una di orgoglio infranto inseguendo il desiderio
del cuore,
tutte, tutte dormono, dormono, dormono
sulla collina.
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Si può parlare di morte e vendere migliaia di copie? Ci si chiedeva nel gruppo a proposito di un gettonato libro di narrativa francese.
Si, certo perché parlare di vita e di morte e’
andare all’essenza delle cose ed è difficile sottrarsi a quella fascinazione.
In altre forme e con diverso stile, nel lontano
1915, Edgard Lee Master ebbe l’intuizione di quel cimitero sulla collina.
Un cimitero tipicamente americano in mezzo alle erbe e i cespugli battuti dal vento, diverso dai nostri con le statue dei santi e le composizioni di fiori finti.
Eppure quei luoghi ci sono famigliari. Perché ci piace che ogni vita compiuta abbia un momento in cui è rievocata semplicemente in quanto vita e non importa come sia stata vissuta e soprattutto quanto sia stato
importante chi giace li sotto.
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Gli stati Uniti erano – e sono – il luogo di tutte le contraddizioni passando dalla spregiudicatezza e l’avanguardia delle grandi metropoli all’atmosfera più conformista e conservatrice dell’immensa provincia.
Proprio questa fu la realtà che l’autore decise di ritrarre, fedele alle proprie origini.
E lo fece quando incominciò a manifestarsi
la smania di successo che divideva la società tra vincenti e perdenti.
A questi, egli opponeva le voci che si alzavano dalla collina, voci comuni come quelle di Griffy il bottaio, Chase Henry l’ubriacone, Harry Bennet uomo tradito, i coniugi Panter con le loro opposte versioni degli stessi fatti…e tutta una sfilata di personaggi con i loro rimorsi e rimpianti.
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Ci sono scrittori passati alla storia della letteratura per un solo libro e Lee Master e’
uno di questi. Provo’ a cimentarsi con altre opere, senza replicare la stessa fortuna.
Ma nell’Antology riuscì con i suoi epitaffi dal
tono spoglio, discorsivo eppure lirici, intensi
a rendere vera la dimensione umana di ciascuno.
Quando il libro arrivò in un’Italia abituata allo stile retorico del regime, fu accolto come una rivelazione da scrittori come Pavese o Fernanda Pivano che vi colsero freschezza e
genuinità. (la Pivano, si sa, lo tradusse).
Ancora oggi noi, in un altro tempo e in uno spazio lontano, ne percepiamo la bellezza e l’universalità
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Recensione di Ornella Panaro
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ANTOLOGIA DI SPOON RIVER Edgard Lee Master
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