APRI GLI OCCHI, di Rita Lopez (Florestano)
Questo è un romanzo che invita a pensare e a riflettere. La frase “Apri gli occhi” a Bari ha un duplice significato: quello di stare attenti ma anche di abbassare lo sguardo per non farsi notare, per non farsi coinvolgere. Un invito che veniva rivolto particolarmente alle donne.
Ho finito di leggere il libro ed ho subito avvertito il bisogno di parlarne, quasi uno sfogo. Ma ci sono altre priorità in questo periodo. Ho fatto il pane. E chi me lo doveva dire che avrei fatto il pane per evitare di uscire di casa a comprarlo?
E allora il mio sfogo parte proprio da lì, dalla massa del pane che viene “trombata” sotto gli occhi di Anna. Anna, la protagonista è una ragazzina che vive a Bari, nel quartiere Libertà, un quartiere popolare limitrofo al centro, come ce ne sono in tutte le città. A Bari “lavorare la massa” si dice “trombare”, sì: trombare.
Anna ha appena appreso dalle pagine dei giornali dello stupro di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, lo stupro del Circeo, e quegli articoli li strappa e li nasconde per poi poterli leggere di nascosto e cercare di capire. Quell’incubo la perseguita e lo rivive mentre sotto i suoi occhi si tromba la massa. C’è un ritmo nella narrazione, un ritmo che cresce sino a raggiungere un orgasmo di colpi, di schiaffi, di botte in un’agghiacciante alternanza tra una massa di corpi oltraggiati e una massa di pasta incessantemente lavorata, trombata.
In “Apri gli occhi” ricorre spesso questa alternanza tra il vissuto quotidiano di Anna e il ricordo, o meglio la ricostruzione del dramma, dei drammi. Forse di un unico dramma composto da tante pagine. La vita stessa è il dramma da affrontare con occhi bene aperti. E allora mi sono resa conto che io li ho chiusi gli occhi. Io, che credo dovrei avere più o meno l’età di Anna, li ho chiusi gli occhi di fronte alla violenza della morte di Pasolini, sull’atteggiamento beffardo che ha accompagnato l’omicidio di un omosessuale, li ho chiusi di fronte all’omicidio di Benedetto Petroni (sperando che quella violenza non mi coinvolgesse per il mio eskimo), chiusi sulla foto del rapimento di Aldo Moro, su quella del suo corpo ritrovato nel bagagliaio di una macchina, come i corpi martoriati di Rosaria Lopez e di Donatella Colasanti.
I ricordi di Anna sono i miei ricordi, i nostri. E Anna mi ha sbattuto in faccia quei ritagli di giornale custoditi segretamente in un cassetto facendomi rendere conto che io quel cassetto non ho mai avuto il coraggio di aprirlo. Apri gli occhi! E quando sono arrivata all’epilogo, alle ultime pagine, ancora una volta, ho chiuso gli occhi. Ho chiuso gli occhi perché non ho retto all’orrore del quotidiano.
L’ho letto affacciata al balcone. C’era il sole ma mi è venuto freddo.
Recensione di Marilina Sepe
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