ARIA DI FAMIGLIA, di Alessandro Piperno (Mondadori – aprile 2024)
Non capita troppo spesso, purtroppo, di leggere un libro da cui non riesci a staccarti e non solo perché, come nei thriller, vuoi sapere come va a finire; questo è uno di quelli che “ti prende” per molti motivi: la prima sensazione, leggendolo, è di trovarsi di fronte ad uno scrittore con una prosa decisamente al di sopra dei livelli correnti e questa è già una bellissima sensazione; poi la trama, che risulta allo stesso tempo scarna ma ricchissima perché non solo i fatti contano ma la prospettiva, i sentimenti, le sensazioni.
Un professore universitario di letteratura francese, misantropo, depresso e disilluso si trova all’improvviso davanti ai fantasmi del suo passato e contemporaneamente viene fatto oggetto, da parte di una commissione paritetica universitaria, di un’accusa infamante basata sulla lettura in aula di alcune citazioni sessiste di Flaubert durante uno dei suoi corsi.
La narrazione in prima persona è molto coinvolgente perche ai fatti, non molti in verità nella prima parte del libro, si aggiungono le sensazioni provate che, come un bisturi affilato tagliano i ricordi più intimi analizzandoli.
La morte inattesa di una vecchia compagna del liceo e il ritrovarsi dei compagni di classe in questa triste occasione sono’ l’inizio di ricordi e considerazioni, di valutazioni e bilanci da cui traspaiono i caratteri che, nonostante il tempo trascorso, rimangono immutati ricreando l”atmosfera de “Il grande freddo”, il bellissimo film di Kasdan.
Poi la situazione principale evolve rapidamente e il professore si trova a dover fare i conti con accuse molto più pesanti analizzando le quali vengono presentati altri personaggi la cui vita e il cui carattere offrono allo scrittore la possibilità di analizzare aspetti e momenti della sua vita: la descrizione del prof. Charcot, classico barone universitario, e’ un vero pezzo di bravura.
Ma il libro ha una seconda parte che ci riserva delle sorprese.
Per una serie di circostanze il protagonista deve prendere “in affido” un bambino di nove anni, suo lontano parente, rimasto improvvisamente orfano. Questo fatto, assolutamente inatteso da’ una svolta significativa alla sua vita e regala a noi lettori pagine intense di commozione, di riflessione e anche di divertimento. In questa parte del libro gli avvenimenti si accavallano e scorrono veloci e tragici rendendo la lettura molto coinvolgente.
L’ho letto lentamente per la paura di finirlo e di abbandonare questo personaggio con cui si sviluppa un’empatia davvero notevole.
Recensione di Teresa Chi
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