ASTENERSI PRINCIPIANTI, di Paolo Milone (Einaudi – gennaio 2023)
Paolo Milone, psichiatra genovese, mi aveva già incantato con il suo precedente “L’arte di legare le persone”, con il quale ci ha portato dentro i centri di salute mentale e nel pronto soccorso psichiatrico, spiegandoci l’arte del “tenere insieme i pezzi”, l’arte di contenere e proteggere chi si sta perdendo.
Adesso, con questo nuovo libro, si è cimentato in un’arte ancora più difficile: quella di parlare della morte.
Non solo parlarne, ma renderla umana, dotata di parola, di un corpo, di pensieri e, perché no, anche sentimenti.
Lui riesce a rendere vicino e sopportabile quello che cerchiamo di allontanare, di non vedere.
Quello di cui abbiamo paura.
La malattia mentale prima, la morte poi.
Siamo tutti principianti di fronte alla morte.
Inadeguati, mai preparati abbastanza.
Ma la consapevolezza della morte è come un farmaco, fondamentale per ricondurci alla nostra piccolezza, alla realtà, al nostro essere “corpo” oltre che pensiero. Ci sbatte in faccia la nostra impotenza, quindi allontana il delirio, il narcisismo, ridimensiona ogni cosa.
La consapevolezza della morte è un farmaco che fa bene, purché preso in piccole dosi.
Paolo Milone ce lo somministra attraverso degli istanti, delle microstorie, delle poesie, degli appunti, dei pensieri in libertà…
La sua scrittura è sempre lieve, delicata, poetica, apparentemente leggera, ma in realtà profondissima.
Attraverso l’unione della sua esperienza medica e di una certa vena fantastica, dà vita ad una raccolta di componimenti il cui finale è risaputo (stiamo parlando della morte dopotutto…), ma il percorso per arrivarci può essere inatteso, sorprendente, può prendere diverse strade e forme.
“La verità è che ognuno muore a modo suo, come sa e come riesce. Non esistono protocolli. Le confesserò una cosa: anch’io sono una principiante assoluta, ogni volta ricomincio da zero. È impossibile prepararsi, non ci resta che improvvisare.”
Un libro che, come il precedente, non può essere incasellato in nessun genere, sfugge a qualsiasi definizione, si legge in un soffio, ma continua a lavorarti dentro anche molto dopo averlo chiuso.
“– Mi conosci bene?
– Quanto ti conosci tu.
– Perché proprio adesso?
– Non lo so nemmeno io.
– Dove andrò dopo?
– Non lo so nemmeno io.
– Che strano, sono cosí tranquillo. Tu cosa provi?
– Niente. Ma non ti devi offendere: il mio niente è cosí complesso, non riuscirei a spiegartelo.”
Bello.
Non allo stesso livello de “L’arte di legare le persone”, ma gli si avvicina molto.
Recensione di Antonella Russi
ASTENERSI PRINCIPIANTI Paolo Milone
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