Autori che lasciano il loro paese, ma non nelle loro opere
Ulisse. Joyce
Mi pays inventado. Allende
Le braci. Marai
…..altro
Una di queste notti non riuscivo a prendere sonno e anziché contare le pecore mi sono messa a pensare a quanti autori, avendo lasciato i luoghi d’origine hanno continuato a fare riferimento ad essi nelle loro opere.
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James Joyce, per primo: nato nei pressi di Dublino verso cui ebbe sempre un rapporto di amore- odio, visse la maggior parte della sua vita
lontano, particolarmente in Italia, a Trieste con la sua Nora, ma continuò ad ambientare in Irlanda le sue opere. Proprio a Trieste portò a compimento “Ulisse” e “Gente di Dublino” riandando col pensiero ai luoghi della sua giovinezza.
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Isabel Allende: nata a Lima, cresciuta in Cile, dovette andarsene dopo il golpe di Pinochet.
Nel 1988 si spostò in California, a S. Francisco dove vive tuttora con grande soddisfazione, a suo dire.
Nonostante non sia più tornata a vivere in Cile, le sue opere pescano abbondantemente nella cultura sudamericana.
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Sandor Marai, nato in Ungheria e vissuto tra Budapest e Berlino, fu costretto per ragioni politiche a rifugiarsi in America dove morì suicida.
Ma le sue opere migliori (Le braci – L’eredità di Eszter) furono tutte ambientate nella mitteleuropa.
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Marc Chagall, pittore.
Dalla Bielorussia dove visse la sua giovinezza e incominciò a studiare pittura, si trasferì a Parigi dove essendo lui ebreo si sentiva meno limitato nel suo lavoro. Continuo a dipingere paesaggi russi perché là aveva lasciato le sue radici, forse il suo cuore.
Sembra che l’imprinting subito dalla mente nei primi anni di vita diventi una tappa senza ritorno con cui continuare a fare i conti.
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C’è da dire che il passato e il ricordo del passato sono due cose diverse: è dall’elaborazione di quanto si è vissuto che nascono la nostalgia, il
rimpianto, l’ispirazione. Certo ho dimenticato qualcuno. Sono solo pensieri di una notte insonne.
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Di Ornella Panaro
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