Baluardo della letteratura ‘ON THE ROAD’ – CHIEDI ALLA POLVERE John Fante

CHIEDI ALLA POLVERE, di John Fante

La polvere è quella che si deposita ovunque, in particolar modo sui libri, specie dei grandi scrittori, in auge oggi, dimenticati domani. La polvere è ciò che diventeremo, una volta morti come sanno bene i cattolici. La polvere è quella della strada che caratterizza le genti povere costrette a lasciarsi ricoprire da essa nelle varie faccende quotidiane. La polvere è la polvere del deserto che inghiotte Camilla e il suo cagnolino bianco. Cosa devo chiedere alla polvere, io lettore che mi accingo a obbedire all’ordine nell’imperativo del titolo?

 

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Beh se penso allo scrittore devo interrogare la polvere sulla sua carriera, se penso al giovane cattolico in continuo bilico fra il bene e il male da espiare la risposta è nel castigo divino che riconduce alla polvere anticipatamente tutti i peccatori, se invece penso al giovane romantico perso per la bella Camilla, la polvere è: «una polvere da cui non cresce nulla, una cultura senza radici, una frenetica ricerca di un riparo, la furia cieca di un popolo perso e senza speranza alle prese con la ricerca affannosa di una pace che non potrà mai raggiungere.

 

 

E c’è una ragazza ingannata dall’idea che fossero felici quelli che si affannavano, e voleva essere dei loro.» (p.198) E quella ragazza è Camilla Lopez, la giovane messicana per cui il protagonista, Arturo Bandini perde la testa. “Chiedi alla polvere”, pubblicato per la prima volta nel 1939 è uno dei primi romanzi dello scrittore italo-americano, riscoperto alla fine degli anni Ottanta. Fu Bukowski a scovare lo scrittore di Denver, “il narratore più maledetto d’America”, a convincere la Black Sparrow Press a ristampare “Chiedi alla polvere”. Non fu facile. John Fante era infatti rimasto un po’ in disparte e Bukowski ricattò la propria casa editrice, minacciando di non consegnare il manoscritto del suo nuovo romanzo se prima non avesse pubblicato “Chiedi alla polvere”.

 

 

La casa editrice se dapprima sembrava reticente finì poi con ripubblicare gran parte dei romanzi di Fante. A partire dagli anni ’80 sono molti gli scrittori che si ispirano a lui. “Chiedi alla Polvere” diventa un baluardo della letteratura ‘on the road’, nella polvere della strada per l’appunto… Siamo nel periodo della grande depressione e del secondo Conflitto Mondiale, è un romanzo autobiografico ambientato in California, un romanzo di formazione che racconta le vicende del giovane ventenne, scrittore italo-americano, Arturo Bandini, alter-ego di John Fante, approdato in una piccola stanza d’albergo in un quartiere polveroso di Los Angeles. Grazie al racconto “Il cagnolino Rise”, riesce a sopravvivere alternando momenti di estrema povertà dove mangia solo arance a momenti di grande ricchezza, che lo intontiscono con deliri di onnipotenza, inferocito nel voler dimostrare quanto vale, e che sta per diventare uno scrittore ricco e famoso. Le sue manie, il suo vivere ai margini della società, il suo ego esuberante devono però fare i conti con una realtà che non gli è consona, dove tutte le sue azioni gli sembrano peccati, che la sua educazione cattolica non perdona. In questo burrascoso modo di interagire con gli altri ecco che si innamora della messicana Camilla Lopez. Un amore non corrisposto, ma soprattutto uno scontro terribile con la sua incapacità di esprimersi e di vivere le sue passioni.

 

 

Arturo Bandini, non sa proprio rapportarsi con nessuno, figuriamoci con le donne. Ha paura del sesso, è insicuro ma è allo stesso tempo attratto dal gesto erotico nei confronti delle donne, che desidera in maniera maniacale senza però riuscire a conquistarle. È la storia di un ragazzo che diventa adulto, scontrandosi perennemente con gli spigoli della vita e dell’esperienza, dove tutto è il contrario di tutto e dove la lotta continua con se stesso, le proprie paure, le proprie contraddizioni lo incuneano in un vicolo cieco dove domina l’incapacità di agire.

 

 

La polvere del titolo diventa l’unica certezza del protagonista: polvere eravamo e polvere ritorneremo: metafora del destino e della vita reale, e presente dappertutto: sugli oggetti, sui luoghi, sugli ambienti, sulla palma che vede dalla finestra della sua stanza, sulle strade. «Il mondo era polvere e sarebbe ritornato polvere.» (p.123) A casa della padrona dell’albergo, «le tazze erano polverose» (p.56). «La polvere inquieta di Los Angeles […] metteva addosso la febbre» (p.56) e il «naso annusa la polvere assopita» (p. 14) sopra le cose e le colline. Infine la polvere perde il suo nome, diventa altro e tutto dissolve: amori, dissapori, progetti futuri: «una suprema indifferenza ricopriva il deserto e l’eterno rinnovarsi dell’alba, e tuttavia il mistero di quelle colline, il loro segreto consolatore rendevano la morte senza importanza.

 

 

Si poteva morire, ma il deserto avrebbe mantenuta segreta la nostra morte e ne avrebbe spezzato il ricordo col vento, il caldo e il freddo. Era inutile. Come fare a trovarla Perché cercarla?» (p.193) Nella poesia della fine, vediamo il protagonista riempirsi di tristezza. Finalmente maturo, non può non sentire l’amarezza del gesto inutile in amore, in ambizione, con o senza religione.

Recensione di IO LEGGO DI TUTTO DAPPERTUTTO E SEMPRE E TU? di Sylvia Zanotto

 

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