BETTY, di Georges Simenon
“Gli scrittori scoprono i processi psicologici spesso prima dei professionisti della mente e li rappresentano nei loro romanzi” disse una mia docente di psicologia all’università. È più o meno quello che fa Simenon in questa breve opera.
La protagonista potrebbe vivere una vita agiata, forse persino felice, ma sceglie un’altra via, non, modernamente, per sete di libertà, ma per colmare vuoti interiori e forse per pulsioni autosistruttive.
Viene aiutata in più occasioni e ambiti, ma troverà da sola quello che la sua mente è strutturata per trovare.
Simenon è forse più grande quando non è giallista. Certo, il mutamento di epoca e società è notevole e percettibile, ma, cambiate le convenzioni, mutate le vicende, la personalità della protagonista cambierebbe poco.
Di Maria Cristina D’Amato
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