BIOGRAFIA INVOLONTARIA DEGLI AMANTI, di Joāo Tordo
Trarre riflessioni e/o conclusioni su questo romanzo è soltanto una perdita di tempo.
Un vero spreco di tempo. Ho impiegato una settimana di continua delusione, pagina dopo pagina.
Ma l’autore che cosa ha voluto raccontare, cosa ha tentato di trasmettere con un’ accozzaglia di personaggi inconcludenti?
Dialoghi ridicoli, un mix di dozzinali riflessioni filosofiche ed esistenziali, una superficialità disarmante in una trama che non porta a capo di nulla. Non sto qui poi a dirvi sulle scene di sesso, che sembrano appiccicate con il nasto adesivo tanto per rendere ancora più stupida la lettura!
376 pagine in otto capitoli di banale presunzione letteraria. Ma di che genere poi io non l’ho proprio capito! Noir? Sentimentale? Psicologico? Boh!
Di solito cerco sempre di trovare un qualcosa di positivo in ogni lettura, ma onestamente in “Biografia involontaria degli amanti” mi sono persa nel tentativo di salvare almeno una citazione. Niente. Le tematiche, amore, amicizia, ossessione, risultano polverizzate dall’inconsistenza dei personaggi che sembrano schegge impazzite in un contesto che va oltre l’inverosimile.
I due protagonisti, un fallito professore universitario e un pseudo poeta bipolare, risultano ridicoli nella loro malinconia, Teresa una disgraziata, pazza e ninfomane, che fugge non si sa da chi, e tanti altri personaggi secondari che sorgono come funghi per cercare di arricchire una trama debole, forzata e ridicola spalmata in descrizioni prolisse; un epilogo talmente banale e scontato che mi ha lasciata di sasso.
Perdonatemi, ma io non riesco proprio a capire perché certe storie vengono mandate in stampa.
Peccato, un vero peccato perché provo un sincero dispiacere quando determinati scrittori vengono considerati promesse della letteratura moderna (in questo caso portoghese) proponendo storie che hanno la presunzione di trattare temi delicati (traumi adolescenziali, violenze, separazioni) senza intensità, privando questi di quella profondità che li caratterizza.
Non ho altro da dire.
Fatemi sapere se mi sono sbagliata. Grazie
Recensione di Patrizia Zara
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