BLONDE, di Joyce Carol Oates
Recensione 1
Jojce Carol Oates, statunitense, e’ considerata
oggi in America una delle più grandi scrittrici
viventi, se non la più grande.
Ispirandosi al mito intramontabile di Marilyn
pubblica nel 1999 questo libro, qualcosa di più e di diverso da una biografia : una mescolanza tra fatti reali e lavoro di fantasia.
Un mondo spietato, fatto di uomini potenti
abituati a usare le persone per le loro ambizioni e per il loro capriccio…
Infine il Presidente. Anche lui uomo nel branco.
In fondo anche Norma Jean aveva le sue ambizioni, ma nessuno da bambina senza saldi punti di riferimento le aveva insegnato a gestire quella bomba pericolosa che era la sua sensuale bellezza.
E io che leggo essenzialmente per il piacere
di leggere, mi sono lasciata coinvolgere, straziare, ho sofferto, ho provato disgusto,
qualche volta mi sono commossa per questa
“blonde secondo Jojce Carol Oates”..
Recensione 2
È la biografia romanzata di Marylin Monroe (Norma Jeane), ricostruita – senza alcuna concessione alla frivolezza – dalla scrittura asciutta della Oates, che ne fa un ritratto spietato e commovente.
Norma Jeane ha cercato di “esistere” (nella famiglia, nell’amore, nel lavoro) ma presto ha dovuto rinunciarci e allora è nata Marylin, uno splendido contenitore vuoto, da riempire di volta in volta con quello che serve per diventare il personaggio del momento.
Ma soprattutto per assecondare i desideri degli altri e farsi amare, perché è questo che Norma Jeane veramente vuole.
Marylin Monroe ha il viso di un angelo e porta in giro un corpo mozzafiato, che ha imparato presto ad usare e che le ha procurato successo, soldi, passioni.
Perfetta come studiata a tavolino, in realtà fragilissima e indifesa; pericolosa per chi l’ha amata, micidiale per Norma Jeane.
Recensione di Elena Gerla
Recensione 3
In queste ultime settimane sto comprando in libreria un sacco di libri e ho deciso di dar una ulteriore possibilità a Joyce, dopo che “Una famiglia americana ”e“ Pericoli di un viaggio nel tempo” mi avevano deluso e in misura minore “Ragazza nera, ragazza bianca”, che ha almeno il pregio di una certa originalità. “Blonde” viene presentato in una nuova veste grafica e si rivela un romanzo poderoso ma piuttosto intrigante sulla vita tormentata di Marilyn Monroe. Non si tratta di una biografia, perché si mescolano fatti storici e fiction e in modo abbastanza curioso i nomi veri delle persone coinvolte sono sostituiti da nomignoli o appellativi o cambiati. L’attrice viene presentata in vari momenti della sua vita, l’infanzia da bambina non amata abbastanza e ( forse) vittima di abusi, l’adolescenza con il primo matrimonio troppo affrettato con chi non ama e che non la capisce, la fama improvvisa e la carriera da ragazza-immagine, la carriera da attrice bambolona di cui si ripercorrono i film principali e il tracollo finale.
Le ferite dell’infanzia ti segnano e per tutta la vita Norma cerca l’amore che da bambina le fu negato. Per trovarlo diventa Marilyn, la bionda mozzafiato, che tutti gli uomini desiderano e che vuole essere disperatamente amata grazie al suo corpo perfetto dal Principe misterioso di turno come la Principessa buona dei film.
Marilyn risulta però essere solo una parte di quel grande contenitore che è Norma Jean. Norma non è solo bella ma molto intelligente e sensibile e sembra essere la sua profondità a rovinarla, oltre che le sue esperienze. Ci sono uomini inadeguati con cui intrattiene relazioni fallimentari di cui si serve per trasformarsi nei personaggi dei film che deve interpretare e numerosi aborti nella sua vita ( lei ne ricorda solo uno, durante le riprese di un film) e troppe pillole e alcol.
Molto spesso l’autrice la mostra attraverso gli occhi degli altri, che mostrano le sue contraddizioni, come se potesse essere solo interpretata attraverso gli altri. L’autrice non vuole svelare tutti i misteri della sua vita o analizzare in profondità il carattere e le ragioni delle sue scelte, anche se cerca di renderla più comprensibile attraverso le sue poesie.
Quello che le interessa e le viene bene risulta ricostruire uno scenario storico, quello di Hollywood tra fine anni Quaranta e Cinquanta, in cui lei si muove, tra maccartismo e terrore del pericolo rosso , delazione, sessismo, violenza sulle donne e omicidi impuniti ( ad un certo punto c’è un accenno ad un cadavere mutilato di tale Elizabeth Short che potrebbe ricordare la triste vicenda vera della Dalia Nera), elettroshock e altre barbare pratiche ancora tollerate nei manicomi.
Norma vive in questa Hollywood, che la imprigiona nella sua bellissima creazione Marilyn e tenta invano la carriera teatrale sposando Miller. Tutta la parte dedicata alla preparazione de “Gli spostati” ti fa venir voglia di vedere il film, anche solo per capire come mai fu un fiasco malgrado la qualità del regista e quella dello sceneggiatore.
Segue lo straziante racconto del crollo dell’attrice, sempre più persa e stordita, e un inedito ritratto di JFK, forse non troppo lontano dal vero in certe situazioni private.
Alla fine si tenta anche di abbozzare una spiegazione per la sua morte ma è la parte più debole del romanzo è poco convincente, anche perché si sono tentate spiegazioni migliori. Rimane comunque potente l’incipit della morte che viene a fare una consegna come un fattorino.
Con questo romanzo sono riuscita ad apprezzare la Oates e le sue indubbie capacità di scrivere bene e con stile. Ora mi piacerebbe leggere “Sorella mio unico amore”, ma pare fuori commercio per ragioni sconosciute.
Recensione di Eleonora Benassi
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