BROTHERS, di Yu Hua
Recensione 1
Siamo a Liuzhen in Cina e il periodo è quello dalla Rivoluzione culturale. Il racconto inizialmente sembra grottesco e cinicamente goliardico tanto che mi sono chiesta in che razza di storia sono finita. All’inizio non si fa che parlare di culi, per un gran tempo e con dovizia di particolari. E le risate non mancano mai:
“Dal campetto illuminato si levò una risata generale: le risa sguaiate insieme a quelle a fior di labbra, quelle stridule, quelle cavalline, quelle perverse, quelle malefiche, quelle stupide, quelle soffocate, quelle con la bava alla bocca e quelle false. Se il bosco è grande ci sono uccelli di tutte le razze, se ci sono tante persone le risate sono di tutti i tipi”.
Poi piano piano entrano in scena personaggi meravigliosi con cui si comincia a prendere confidenza, ci si affeziona e la storia prende una piega dolce… ma dura poco. L’orrore entra in azione e occupa la quotidianità di Liuzhen.
Non è stato facile leggere questo libro, dapprima ho fatto fatica a entrare in sintonia con lo stile, a mandar giù le parolacce e a non sconfortarmi di fronte a tanto disquisire di culi delle donne, poi mi sono innamorata di Song Fanping, un personaggio meraviglioso, e poi è iniziata la violenza, l’odio, l’orrore gratuito, inesorabile, consumato nell’indifferenza generale; un orrore che è diventato fisicamente doloroso anche per me, un pugno nello stomaco.
Ho faticato a riaprire il libro e a leggere oltre… non sai cosa porterà la pagina successiva. Fortunatamente però sono andata avanti e ho letto una storia bellissima. Era da tanto che un libro non mi faceva provare sensazioni così forti, questo mi ha fatto vibrare l’anima.
Recensione di Elena Monfalcone
Recensione 2
Il libro inizia con un “colpo di culo”, nel senso proprio del termine: nella latrina pubblica di un paese della Cina alla vigilia della rivoluzione culturale un ragazzino, infilato a testa in giù nel canale di scolo che divide la zona uomo dalla zona donna, spia gli inconsapevoli lati b delle malcapitate, colte nella loro intimità. Il caso fa sì che un giorno tra queste capiti la più bella del paese.
Li Testapelata, dotato di senso per gli affari e di parlantina sciolta, saprà mettere a frutto questo “patrimonio di conoscenza” per ottenere decine di ciotole di spaghetti in brodo da parte dei numerosi cultori della materia, bramosi di descrizioni particolareggiate e di immagini evocative.
E a questo punto il lettore o molla tutto, pensando di essere incappato in una specie di Pierino cinese, con il gusto per i culi, i rutti, il mocio e tutto il campionario ripreso dalla più becera commedia popolare, oppure si incuriosisce, percependo l’ironia di fondo e l’ottima idea di proporre il racconto di una società così complessa, di vite difficili, di fratellanza, di grande miseria e molta violenza alleggerendolo non con la poesia (ci vogliono penne diverse per farlo) ma con una innocua e sorridente volgarità. Insomma io mi sono incuriosita e ho letto in pochi giorni quasi settecento pagine della rocambolesca vita di Li Testapelata, dalla miseria più nera alla ricchezza e alla fama.
È originale (e divertente) il modo caustico con cui l’autore racconta, il messaggio di fondo è invece arcinoto: la fortuna aiuta gli audaci. Sullo sfondo si intravede per tutto il libro la società cinese e le sue trasformazioni.
Non è un grande libro, ma una lettura molto divertente.
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