BUIO PADRE, di Michele Vaccari (Marsilio – aprile 2023)
Questa non è una recensione. Le recensioni le lascio a chi si occupa di critica. Io non ne sono all’altezza, non ne posseggo gli strumenti.
Questa è un’esperienza di lettura, una segnalazione, un consiglio, da parte di un lettore appassionato.
Da lettore, avere la possibilità di lavorare in mezzo ai libri, maneggiarli, sfogliarli, cercarli, ordinarli, aspettarli, leggerli, collocarli, consigliarli, venderli, è davvero una gran fortuna. Perché l’intesa, la complicità che si crea con chi ti chiede “Cosa stai leggendo?” oppure “Cosa mi consigli?”, la condivisione con persone che non conosci e che piano piano entrano nella tua vita, lo scambio, il confronto, sono esperienze impagabili.
Fra le più interessanti novità degli ultimi tempi (potrei addirittura dire giorni, dal momento che è uscito esattamente una settimana fa) segnalo, senza esitare, il nuovo romanzo di Michele Vaccari, “Buio padre”.
Perché è proprio uno di quei libri che vorresti far scoprire a tutti. Perché è uno di quei libri di cui godi solo a parlarne.
Perché è inafferrabile, non riconducibile a nessun genere in particolare, a nessuna etichetta. Romanzo di formazione, romanzo d’avventura, riflessione sul rapporto fra padri e figli, con pennellate da favola dark: il libro è un po’ di tutto questo e molto altro, ma è soprattutto, innanzitutto, una storia.
Una storia di provincia, una storia di amicizia.
Tre giovani, inseparabili amici della provincia ligure (o entroterra, come si dice da quelle parti, per indicare tutto ciò che non sia mare) organizzano una festa a sorpresa per il quarto del gruppo, Vinicio, che a giorni lascerà la valle e si trasferirà altrove con i suoi genitori, a causa della recente delocalizzazione della segheria in cui lavora suo padre.
In barba all’allerta meteo che annuncia l’arrivo imminente di un temporale, i tre amici decidono di organizzare la festa, che nel frattempo ha assunto i toni misteriosi e segreti di un evento che si preannuncia indimenticabile, in una chiesa sconsacrata, situata in un luogo dal nome emblematico: Pieve del Diavolo.
Il temporale alla fine arriva a rompere gli schemi e interrompere bruscamente la festa; ben presto, si tramuterà in una alluvione dalle dimensioni apocalittiche e dalle conseguenze drammatiche.
Da qui, da quella notte, prenderanno le mosse gli avvenimenti incredibili che coinvolgeranno i quattro amici e tutti gli abitanti di Crinale.
Per i quattro ragazzi è arrivato il momento di diventare grandi: il momento di guardare in faccia le proprie paure, di unire le forze, agire. È il momento di indagare, di capire. Cosa è quella strana forza che sembra essere sprigionata dall’erosione di un fianco della montagna? In quale modo questa forza agisce sulla mente degli adulti, facendo emergere il loro lato più oscuro?
Di fronte a libri come questo, si prova un sentimento di ammirazione e di gratitudine.
Ammirazione, nei confronti di uno scrittore che crede nel potere infinito delle storie. Uno scrittore che ama inventare e raccontare. Basterebbe questo, per essergli infinitamente grati.
I libri di Michele Vaccari (almeno, quelli che ho letto finora) sono delle strane creature che scavallano i generi e travalicano il tempo.
Queste creature antropomorfe si posizionano a gambe divaricate, come antiche statue di eroi del passato, maestose, fiere e imponenti. Un piede è ben saldo nel presente, il tempo che noi abitiamo; l’altro piede è piantato nel passato, dove un reticolo di fatti, storielle, miti e leggende vanno a costituire un tessuto, una trama che si rivelerà il substrato, la premessa, il fondamento (o uno dei fondamenti) della narrazione principale, dei diversi sviluppi della trama.
Lo sguardo di questa statua non è rivolto nè al presente, nè al passato, ma è proiettato verso il futuro.
Così, la sovrapposizione e l’intreccio dei piani temporali, il continuo andirivieni fra passato e presente, la mescolanza di generi, di alto e basso, la ricchezza e la malleabilità di una lingua che è materia viva, stratificata, duttile, la contaminazione lessicale, la sperimentazione, l’attingere dal pozzo della saggezza popolare, dalla fantasia, ma soprattutto dal Mito, nei libri di Michele Vaccari sono tutti elementi che forniscono a noi lettori gli strumenti per una visione ricca, variegata, non unilaterale della realtà.
Per questo, da lettore, io continuerò ad essergli enormemente grato.
Valerio Scarcia
BUIO PADRE Michele Vaccari
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