CADERE, di Carlos Manuel Álvarez (Sur)
Questa è la storia di una famiglia, di una casa, di una Cuba che ha passato gli “anni duri” ma che è ancora drammaticamente povera e polverosa.
In nemmeno duecento pagine, l’autore, al suo esordio con il genere del romanzo, dà la parola ai quattro componenti di questa famiglia, ciascuno con la propria personale battaglia da portare avanti, ciascuno con le sue verità e le sue bugie, ciascuno con tutti quei frammenti che si spera ancora di poter ricucire.
Il titolo del romanzo fa riferimento alle convulsioni epilettiche di cui soffre la madre, ma è interessante che, il titolo originale, sia “Los caidos”, come a dire che tutti, in questa storia, sono dei caduti, degli inciampati sulle proprie vite e le proprie illusioni. Attorno alle crepe familiari ci si può rimodellare o si è destinati a fare come i polli cannibali?
Questa è la domanda che attraversa il testo, che ha la pecca di essere troppo corto. Eppure, nella sua brevità e nella sua prosa chirurgica, è capace di toccarci dentro. Di toccarci il cuore.
Lo consiglio vivamente a tutti voi.
Recensione di Irene Fabris
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