CANDIDO, di Voltaire
Candido, che come il suo stesso nome suggerisce, rappresenta l’ingenuità, a causa dell’amore proibito che nutre per la nobile Cunegonda viene cacciato dal castello in cui vive e inizia una serie di avventure che lo porteranno a percorrere il mondo accompagnato, a momenti alterni, sempre dagli stessi personaggi che ritornano in continuazione ma in situazioni sempre diverse e inaspettate. Durante le varie peripezie alle quali andrà incontro, il protagonista avrà modo di discostarsi dagli insegnamenti ricevuti da bambino e di farsi una propria idea sul ruolo che l’uomo ha nel mondo.
Candido è un romanzo filosofico e allegorico il cui tema principale è la satira contro l’ottimismo e la pretesa dell’uomo di arrivare a verità assolute in un mondo invece dove tutto è relativo. In particolare, la polemica è rivolta nei confronti della teoria di Leibniz secondo la quale Dio ha scelto il migliore dei mondi possibili e ogni male è tale solo per noi e non per l’insieme. Nel libro, sostenitore di questa dottrina è il pedagogo Pangloss, il cui nome significa “tutto lingua”, cioè solo parole, personaggio che rappresenta la caricatura dei filosofi che disputano su problemi irrimediabilmente astratti e che vivono del tutto al di fuori della realtà.
Anche le vicissitudini di Candido sono simboliche e rappresentano il percorso di conoscenza e di esplorazione interiore che egli compie su di sé. Tali riflessioni porteranno il protagonista a concludere che le dispute filosofiche sono inutili, che l’infelicità umana è una condizione ineluttabile alla quale bisogna rassegnarsi, e che l’unico modo di dar sollievo ai mali dell’uomo è quello di attuare una ragionevole operosità che sia rivolta però soltanto alla nostra piccola porzione di mondo.
Al di là di tutto questo Candido è un racconto godibilissimo, da leggere tutto d’un fiato e che, nonostante sia stato scritto quasi tre secoli fa, è tuttora attualissimo poiché, purtroppo, anche attraverso il tempo, lo spazio e le vicissitudine storiche, l’essere umano non cambia mai la sua natura.
Recensione di Giovanna Bianco
CANDIDO Voltaire
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