CATE, IO, di Matteo Cellini
Questa è la storia di Caterina, ragazza brillante, alle soglie del suo diciottesimo compleanno, bravissima a scuola, intelligente, lettrice appassionata che fa delle vere e proprie condivise di lettura con la nonna, figlia tranquilla e buona sorella per i suoi due fratelli Oscar e Gionata. Il soprannome che si è data? Cate- ciccia. Segni particolari? È una non- persona; si perché se io, Mila, nella mia altezza di un metro e 60 e nel mio peso di 55 kg per Cate sarei una ragazza normale, per se stessa Cate non lo è perché è obesa, alta 1 metro e 70, peso chili non pervenuto. ” Noi siamo obesi. E l’obesità non è semplicemente una categoria tra tante, non è un criterio per classificare le persone. Ma per dividere le persone dalle non- persone. “
Cate è una non- persona, è un supereroe, come si definisce lei stessa, che non può togliersi il suo costume da obesa ma ci deve convivere costantemente: ” … io non posso mutarmi d’aspetto, posso solo trovare rifugio, frapporre qualcosa, un muro, una porta, un cancello, un taglio di capelli a forma di sipario…una dieta portentosa, una dieta a zona…La mia vita è stata sin qui nient’altro che il tentativo di togliermi questo costume da supereroe.” ” Sono una parentesi tonda nelle vite degli altri perché sono grassa, non infinita”.
Sempre schiva nei confronti dei compagni, anche di quelli che si dimostrano sinceri e davvero amichevoli, Cate preferisce vivere dietro al suo muro per non lasciarsi andare e avere paura di dovere sentire gli altri fare apprezzamenti sul suo peso o fare battute sarcastiche che la annienterebbero del tutto. Quindi è sempre meglio non abbassare la guardia, restare vigili e isolati, anche in famiglia dove le altre non- persone come lei non affrontano mai questo argomento. Ma è lei stessa a sentirsi in questo modo o sono veramente gli altri a trattarla di conseguenza considerando solo il suo peso come segno distintivo? Cara Cate, oggi, secondo il tuo punto di vista, qui in molti siamo messi male, o ci andiamo molto vicini. Vedendo gli standard che la società impone credo ce ne sia per tutti: chi ha il sedere sodo come il marmo? Chi non litiga con la bilancia tutti i giorni? Chi ha troppa pancetta, chi la tartaruga invece di averla se l’ è mangiata con tutto il guscio, chi ha poco seno, chi le orecchie a sventola chi il naso dantesco? Io! Io ho di certo un profilo tutt’altro che greco, sono più una via di mezzo tra il naso di Dante e forse di una lontana “dea” egizia, e con questo? Se si misura tutto a suon di estetica si va male ragazzi miei perché tanto il fisico prima o poi invecchia e la bellezza fisica si perde.
Questo non vuol dire che ci si debba lasciare andare a prescindere, l’obesità non fa di certo bene alla salute, questo è ovvio, e questo mio post non vuole condannare affatto chi è fisicato (beato lui o lei), ma il punto è un altro: a volte ci si sofferma troppo sui propri difetti fisici fino al punto di oscurare completamente i propri pregi e le proprie capacità, fino al punto di arrivare forse ad essere egoisti perché si è talmente tanto concentrati su ciò che non va in noi da non vedere effettivamente che chi abbiamo vicino ci vuole davvero bene e vuole il nostro aiuto, o fino ad arrivare a compiere gesti estremi che potrebbero essere letali. Come se la caverà Cate con questo vortice? Soccomberà o reagirà? A voi la lettura pensando che, al posto di Cate – ciccia, ci potrebbe essere ciascuno di noi con i propri complessi e le proprie insicurezze.
Piacevole, godibile, ho sottolineato un sacco di passaggi. Vi lascio con una frase che ricorderò a vita…
” E piango anche io, perché siamo fatti di acqua per il settanta per cento, e ogni terremoto e per forza un maremoto”.
Consigliato.
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