CERTI BAMBINI, di D. De Silva
Ci sono libri che, letta l’ultima pagina, sai già che finiranno nel dimenticatoio, quelli di cui ricorderai vagamente il titolo, quelli di cui manterrai a mente qualche cenno di trama e quelli che sai già che non dimenticherai mai. Sono quelli che meritano il tempo che hai dedicato loro, quelli che hanno toccato le corde del tuo animo e ti hanno lasciato qualcosa. Tante volte succede perché ritrovi nei personaggi parti di te, tante altre volte, invece, perché ti fanno scoprire realtà terribili, che ti turbano e ti sconvolgono.
“Certi bambini “ è uno di questi. Rosario è un ragazzino undicenne, che con calma prepara la sua borsa per il calcetto, ma in fondo, insieme agli scarpini, ripone una pistola, con cui commetterà il suo primo omicidio. È ancora praticamente un bambino, eppure pensa, vive e opera come un adulto, privo di una qualsiasi morale. Non ha genitori, ma cura con premura la vecchia nonna, troppo stanca e imbottita di farmaci e televisione per notare le sue assenze. Non va a scuola, frequenta un gruppo di ragazzini come lui, con i quali è piccola manovalanza per la criminalità. Potrebbero salvarlo l’amore e l’amicizia, ma si rivelano fallimentari e quindi il suo destino risulta segnato. La narrazione è un continuo alternarsi di flashback che, durante un viaggio in metro, rivelano la storia del ragazzo.
Ciò che turba il lettore non è la descrizione cruda della realtà (resa purtroppo fin troppo nota da fiction e reportage giornalistici), ma la presentazione interiore del protagonista. C’è un’infanzia violata in questo libro, violata nel corpo e nello spirito, resa incapace di distinguere il bene dal male, pronta a mettere in gioco la vita propria e altrui senza provare nulla, dedita alla violenza, a volte assolutamente gratuita, per affermare la propria “maturità “. E di questo sono responsabili gli adulti, troppo concentrati a raggiungere i propri obiettivi e assolutamente disinteressati ai bambini , se non per usarli per i loro bisogni. Unica immagine luminosa il parroco, che però nulla può contro un destino segnato. E di questi adulti tu pensi che, come dice il Vangelo, dovrebbero buttarsi in mare con una macina al collo, perché non c’è niente di più grave del rubare la bellezza e l’innocenza dell’infanzia.
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