CHE TU SIA PER ME IL COLTELLO David Grossman

CHE TU SIA PER ME IL COLTELLO, di David Grossman

 

Recensione 1

Ho divorato questo libro, o forse è lui che ha divorato me.

Leggo in precedenti commenti che a molte persone non è piaciuto, cosa peraltro più che comprensibile.

Si tratta di un romanzo introspettivo, lentissimo, torbido; è un libro che ti entra nelle viscere più che nel cuore. Un libro per naufraghi. La formula è particolare; un romanzo d’amore epistolare dove compaiono nella prima parte le lettere di lui, nella seconda quelle di lei.

Che tu sia per me il coltello Recensioni Libri e News
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Il protagonista maschile mette a nudo i lati meno nobili di sé e spesso mi è risultato autocompiaciuto, aggressivo nella sua smodata sincerità. Accanto a questi aspetti umanamente miseri (… dal letame nascono i fior…) sgorgano però momenti di poesia vera. Se googlate “citazioni di Grossman” vi compariranno carrellate di frasi meravigliose, vere, molte delle quali tratte proprio dalle lettere di Yair.

La protagonista femminile è tutto un altro paio di maniche. Lei sì che mi è entrata nel cuore.

Spero di non fare spoiler ma devo dire che per merito suo questo libro mi resterà nella memoria non tanto come un romanzo d’amore, quanto come un romanzo che parla di autismo. Autismo secondario per l’ esattezza, che è la sua forma più atroce.

Myriam ha qualcosa di etereo, delicato e pesante come un macigno quando ne scrive. Non so, a me sono arrivate delle immagini sublimi, per quanto siano state di una tristezza inenarrabile.

 

Sarà il mio lavoro, sarà che ho un figlio in quella stessa età cruciale, saranno altre cose della mia vita che non sto qui a dire, ma a me questo libro è entrato dentro…come un coltello.

Nel finale, al culmine del caos e della disperazione, divampa all’ improvviso una fiamma di speranza. Bellissimo, inaspettato come la pioggia a Gerusalemme.

David Grossman, autore considerato come uno dei Grandi Contemporanei. Non posso che confermare.

Recensione di Nicoletta Tamanini

 

Recensione 2

Questa non è una recensione: manca la necessaria distanza fra opera e lettore. Questo è il resoconto di una lotta fra me ed un libro ostico.

Già ad una prima lettura del titolo non mi sentivo particolarmente motivata ad acquistarlo. Troppo morboso, mi sembrava. Mi lasciai convincere dalla quarta di copertina, che parla di un rapporto esclusivamente epistolare. Curioso – pensai – interessante.

Ma l’opera si rivela cervellotica, morbosa davvero, al limite del masochismo mentale, pervasa da un desiderio autodistruttivo non del tutto esplicito, ma non per questo meno presente. Lettere di lui prima. Lettere di lei, poi. Confronti serrati tra telefono e pensiero nel finale. Il dramma ci sarà. Ai personaggi di Grossman manca la leggerezza. Manca l’ironia. Si scivola dai toni da chat erotica, alle confessioni disperate, alle scuse con sé stessi per meglio tormentarsi. Eppure è scritto benissimo, l’alternanza, in assenza di risposte richiede l’impegno delle integrazioni mentali da parte del lettore. Impegno che potrebbe sembrare ripagato e invece non lo è. Per me non lo è stato.

Recensione di Maria Cristina D’Amato

 

Recensione 3 

E’ molto difficile per me commentare questo libro tanto contrastanti e contraddittorie sono state le sensazioni che ho provato durante tutta la lettura del romanzo.

La prima parte per me è stata faticosissima, non riuscivo a leggere più di dieci, quindici pagine al giorno.. pagine noiosissime, deludenti, la testimonianza epistolare di un uomo folle, delirante, quasi maniacale che scrive numerose lettere, anche più volte al giorno, indirizzate ad una sconosciuta, raccontandole, in maniera del tutto slegata, episodi attuali, alternati ad eventi della propria infanzia, senza un filo logico…

A volte, in questo lungo monologo ho riscontrato, però, frasi, sensazioni e sentimenti di autentica veridicità, spiazzanti nella loro disarmante sincerità, unico motivo che mi ha consentito di non abbandonare il libro e procedere nella lettura..

Arrivata circa a metà del romanzo (devo essermi abituata allo stile di scrittura, ai ritmi lenti, al linguaggio del protagonista) sono entrata inconsapevolmente ed inaspettatamente nella storia e da quel momento in poi la lettura ha proceduto spedita, veloce, mi portavo il libro ovunque pur di continuare e l’ho terminato in due giorni (è ancora inspiegabile per me questo repentino cambiamento di interesse..)

La struttura (epistolare) del libro è molto particolare: quasi due terzi del romanzo è costituita dalle lettere che il protagonista (Yair) invia ad una donna (Myriam).. Grossman permette di leggere solo le lettere di Yair, le risposte di Myriam possono solo intuirsi dalle lettere successive. Nella seconda parte del libro, invece, c’è il vissuto di Myriam, i suoi pensieri, i suoi sentimenti, che proseguono dal punto in cui si interrompono le lettere di Yair. C’è da dire che sono stata molto più empatica con la figura di lei, la parte femminile (seppure chi scrive, entrambe le parti, è un’unica persona ed è un uomo…)

La storia è quella di un uomo e una donna (che non si conoscono nella realtà) ma che si scrivono, impegnandosi a non sentire le loro voci, a non incontrarsi.. è l’incontro empatico di due anime, che si scrivono per giorni, per mesi, raccontandosi con sincerità, svelandosi a poco a poco mostrandosi nella loro “nudità”, correndo anche il rischio di “far vedere” aspetti positivi e negativi e quindi di non piacere o deludere l’altro ma non potendone fare a meno. La sincerità e la mancanza di giudizio sono imprescindibili per entrambi. In maniera graduale, nel tempo questo porterà ad una intimità molto forte che li unisce.. da qui, inevitabilmente, entrano in gioco il desiderio, l’immaginazione, la sessualità, l’affetto.

Il rapporto si complica: loro, entrambi, cambiano, vogliono essere persone migliori..

E’ mai possibile “innamorarsi” (se questo è il temine corretto) di una persona che non si conosce ma che ci conosce meglio di chiunque altro e che, attraverso l’altro arriva a conoscere meglio se stesso?… Neanche i protagonisti riescono a dare un nome, una definizione, a questo sentimento…

Se fossero liberi sarebbe semplice, ma sono entrambi impegnati in rapporti appaganti, eppure..

consapevoli di non poter più essere le persone che erano quando si sono “conosciuti”, consapevoli di poter solo andare avanti si chiedono come procedere, cosa ne sarà di loro…

Subentra la paura di lui che si allontana, lei si dispera, entrambi pensano, si pensano, si mancano, mentre le loro vite proseguono, cercano equilibri che difficilmente trovano..

Il finale è aperto, fortemente simbolico..

Ho sottolineato tante, tantissime frasi, come spesso faccio quando qualcosa mi colpisce e mi smuove nel profondo ma, tra tutte, la frase per me più emblematica del libro è: “Che tu sia per me il coltello con cui io frugo nella mia anima”, non credo ci sia bisogno di spiegarla…

Mi rendo conto che possa essere considerato un libro difficile (non per la prosa ma per il contenuto), mi rendo conto che a molti possa non piacere.. ma a me è rimasto addosso, sulla pelle, ed ho vissuto tutte le emozioni positive e i turbamenti vissuti dai protagonisti.

Recensione di Simona Di Chiara

 

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