CHI SI FERMA È PERDUTO Marco Malvaldi – Samantha Bruzzone

CHI SI FERMA È PERDUTO, di Marco Malvaldi – Samantha Bruzzone (Sellerio)

Rinfrancata dalla lettura di Chiusi fuori, con cui ho cominciato a leggere la produzione del sodalizio Malvaldi Bruzzone, mi sono dedicata alla lettura di questo giallo che inizia la serie – dopo di questo è uscito da poco anche il secondo intitolato La regina dei sentieri- che vede protagonista una nuova coppia di investigatrici: una che lo fa per professione e l’altra invece per caso e diletto. La prima è Ana Corinna Stelea, sovrintendente di polizia, che rappresenta il lato ufficiale delle indagini che vengono svolte, una donna alta un metro e novantuno, bionda con gli occhi grigi orlati di verde, senza legami sentimentali, dai modi bruschi ed attaccata al lavoro; ma la vera protagonista è l’altra, Serena Martini, quarantacinque anni, mamma multitasking di due ragazzini- Pietro tredicenne che ama la musica e suona il violoncello e Martino di dieci anni che di sport fa lo judo- e moglie di un professore universitario, un uomo con la testa tra le nuvole ma sempre disponibile a darle una mano; la donna è laureata in chimica e ha un olfatto finissimo che definisce il suo superpotere perché le consente di riconoscere i vari componenti delle sostanze di cui percepisce l’odore.

E così quando Serena si imbatte casualmente nel cadavere del professor Caroselli, ottimo musicista ed anche insegnante nella scuola del paese gestita dalle suore, non riesce ad impedirsi di indagare, anche perché ha percepito l’odore di due tipi di sostanze che l’hanno incuriosita: polvere da sparo ed acidemia isovalerica (cosa sarà mai? Chi è curioso deve leggere il libro!). Altro non dico dello sviluppo della trama per non togliere il gusto di scoprire assieme alle due investigatrici cosa riescono a inventarsi nella ricerca della verità, seguendole passo passo, ed anche in modo un po’ arzigogolato. Voglio però fare qualche considerazione sulla scrittura a quattro mani dei due autori, entrambi chimici e sposati tra di loro: rispetto ai precedenti gialli di Malvaldi – la serie dei vecchietti del bar Lume e i due con protagonista Pellegrino Artusi –, in questi scritti con la moglie è senz’altro più evidente l’elemento femminile, ma soprattutto viene fuori la preparazione chimica dei due, anche attraverso la descrizione dei procedimenti finalizzati alla realizzazione di pietanze di un certo interesse come lo sono ad esempio le patatine fritte!

Questo tuttavia non mi impedisce di rimpiangere un po’ Massimo ed i simpatici vecchietti del bar Lume con le loro divagazioni stravaganti e forse anche un po’ demenziali.

E’ vero che anche in questa nuova produzione non manca la consueta ironia che tanto mi ammaliava, ma non mi sembra così spontanea, e soprattutto così in linea con lo spirito toscano dei libri precedenti. Ma Marco Malvaldi i vecchi personaggi li ha proprio mandati in soffitta?

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