CHIAMATE LA LEVATRICE, di Jennifer Worth
Jennifer Worth (1935-2011), infermiera, levatrice e in seguito anche musicista (pianoforte e canto) è l’autrice di “Chiamate la levatrice” (pubblicato nel 2002 in Gran Bretagna e in Italia nel 2014 da Sellerio), il primo libro di una trilogia di grande successo che precede il suo ultimo lavoro del 2010 “Tha Midst of Life” che parla della sua esperienza come malata terminale di cancro, un cancro che se la porterà via nell’anno successivo alla pubblicazione del libro.
La trilogia ha avuto un grande consenso di pubblico in Gran Bretagna dove sono state vendute oltre un milione di copie destando l’interesse della BBC che ne ha tratto una serie televisiva seguitissima, trasmessa in Italia da Rete Quattro con il titolo “L’amore e la vita”.
La Worth, partendo dalle sue personali esperienze, in questo libro un po’ autobiografico, un po’ diario e un po’ saggio, è la voce narrante delle vicende vissute come levatrice presso il convento anglicano dedicato a St. Raymund Nonnatus. Il suo è un racconto pieno di garbo ma anche di estremo realismo che raccoglie un insieme di personaggi imperdibili e una catena delle più svariate situazioni che le levatrici laiche, unitamente alle suore del Nonnatus, si trovavano ad affrontare giornalmente.
Ma il libro è anche un saggio sociologico degli anni 50 sulla vita degli abitanti della zona dei Docks londinesi, i porti sul Tamigi, ora scomparsi. Un inno all’eroismo espresso nella quotidianità, all’impegno assiduo di medici e infermiere che lavoravano nel difficile contesto ambientale delle Dockslands dove la miseria, la fame, la sporcizia e il degrado attanagliavano tanta povera gente priva di aiuto e sostentamento.
La difficile situazione delle donne, il loro coraggio nell’essere il fulcro della famiglia e dei loro sempre numerosissimi figli, il loro pagamento alla sopravvivenza barattata con la propria bellezza, con la propria femminilità, con la salute e con la dignità, spesso subendo violenze domestiche inaudite e nonostante tutto conservando un calore familiare inaspettato, in ambienti veri e propri regni della miseria più nera, è sorprendente.
La Worth ci dipinge un ritratto fedele dell’epoca senza risparmiarci nessun crudo particolare ma anche regalandoci una serie di storie vere ed emozionanti, commoventi o ironiche, dolorose o piene di gioia, in cui la fiducia e la speranza non vengono mai spente, anche quando ci sono i presupposti perché lo siano, e l’amore per la vita è sempre vivo e intenso. Storie vere quindi, di una Londra che non sembra appartenere alla metà del 900 ma all’epoca vittoriana, una Londra pioniera di una conquista sanitaria e sociale che le levatrici del Nonnatus portarono avanti con grande senso del dovere unito ad un grande affetto per la popolazione tutta e non solo per le donne.
Un bel libro scorrevole, pieno di sentimenti ma anche interessante dal punto di vista storico e sociologico, che merita di essere letto perché con la sua scrittura fluida e con le sue storie di morte ma soprattutto di vita, ci trascina all’interno dei quartieri londinesi degradati dell’epoca, a fianco di tanta povera gente forte e risoluta a combattere per la loro esistenza.
Un omaggio che la scrittrice ha voluto fare a se stessa e alle sue tante colleghe che con risolutezza operarono per migliorare l’assistenza medica rivolta a chi viveva nell’indigenza e nel bisogno.
Recensione di Maristella Copola
CHIAMATE LA LEVATRICE Jennifer Worth
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