CHIAROSCURO, di Danilo Chirico
Federico Principe è un giovane e brillante magistrato di Reggio Calabria. Non ha paura di dire quello che pensa contro la ‘ndrangheta e l’atto d’accusa pronunciato durante un talkshow su una rete TV locale lancia la sua candidatura a sindaco della città. Ma le cose precipitano in fretta…
Un noir unico “Chiaroscuro”, in cui la vita del giovane protagonista reggino – costretto a trasferirsi a Roma- si intreccia con quella di Bianca, Adele, dei colleghi, degli amici e dei nemici. S’intreccia alle indagini quotidiane sul mondo criminale e alle indagini e alle storie di ‘ndrangheta e del malaffare, dalle radici così profonde e nascoste che Federico nemmeno immagina quanto siano avviluppate -a loro volta- con la sua vicenda personale…
In un romanzo ricco di suspense, fra vizi, amori, feste, passioni, segreti e compromessi, là dove i confini geografici spariscono e la dicotomia bianco-nero/buono-cattivo non ha senso –non esiste- ecco riemergere anche i fantasmi del passato: la vita di Santo, il padre di Federico, di cui il figlio credeva di sapere tutto e, forse, in realtà, non sapeva niente. Una presenza/assenza troppo ingombrante perché- come si chiede Federico stesso- “Che cazzo di credibilità può avere un magistrato antimafia che è figlio di un mafioso e manco lo sa?”
È possibile lasciarsi tutto alle spalle? Sfuggire alle colpe dei padri? E quali sono le colpe dei figli?
Frutto di una ricerca -non solo linguistica e stilistica- rigorosa, “Chiaroscuro” offre, silenziosamente, un punto di vista diverso sul rapporto tra la Calabria e il resto d’Italia nonché sul processo di trasformazione economico-sociale che molte città italiane, fra cui Roma, stanno subendo.
È vero che, come l’autore stesso -citando Francesco Rosi- specifica “i personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari. È autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce”; ma è anche vero che sono uomini e donne così umani, così ben descritti, così reali nella loro personalità irrisolta, irrequieta, insoddisfatta, contraddittoria, incompiuta, che non si può fare a meno di sentirli vicini a noi, osservarli nei loro gesti, nelle loro scelte, nelle loro parole, chiedendoci quanto Chiaroscuro vi sia anche in noi; chiedendoci se una netta separazione fra le luci e ombre non sia, semplicemente, un modo come un altro per mostrare ciò che ci fa comodo, un modo come un altro per giustificarci o credere di poterci sentire sempre dalla parte dei giusti, di quelli che possono tenere i problemi distanti perché… non li riguardano.
E, proprio mentre ci riteniamo liberi da compromessi, ecco che i confini spariscono. E niente è chiaro, nulla è scuro.
“Chiaroscuro” mi ha tenuta incollata alle pagine; mi è piaciuto molto e ne consiglio a tutti la lettura!
Recensione di Erika Polimeri
Be the first to comment