CITTÀ IN FIAMME, di Don Winslow (HarperCollins Italia)
Ho iniziato questa trilogia dopo aver ascoltato una intervista all’ autore, il quale dichiarava che avrebbe smesso di scrivere per dedicarsi totalmente alla campagna elettorale americana, con l’obiettivo di non fare vincere Trump.
Molti hanno utilizzato l’aggettivo “epico” per definire quest’opera. In effetti il legame con l’Epica classica è suggerito dallo stesso autore, a partire dal titolo ( la città in fiamme è come Troia, che brucia distrutta dai greci al termine della guerra) e da una citazione posta in esergo.
Ma le analogie non si fermano qua.
Siamo nello stato del Rhode Island, verso la fine degli anni Ottanta. Protagoniste sono due grandi famiglie (per non perdere il filo, consiglio di disegnare una mappa dei personaggi e dei loro complessi legami, non solo di sangue): una di immigrati italiani, l’altra di irlandesi.
Entrambe le famiglie, a distanza di tre generazioni dal loro arrivo negli States, si sono ben inserite nel sottobosco dell’ illegalità, gestendo scommesse, i moli dove attracca merce proibita, il pizzo di ogni attività commerciale. Mangiaspaghetti e Mangiapatate hanno coltivato nel tempo le alleanze giuste per condurre indisturbati i loro traffici. Persino la polizia è impotente di fronte alle loro scorribande: gli interrogatori sono come una danza dalla coreografia provata mille volte, messa in scena giusto per salvare le apparenze.
Come nell’ Iliade – ecco un’altra somiglianza – l’alleanza tra le due famiglie viene distrutta per colpa di una donna bellissima, che si presenta alla grande grigliata estiva come ragazza di uno degli irlandesi, ma poi finisce per mettersi, e poi sposarsi, con uno degli italiani.
Da qui comincia il conflitto, iniziato dapprima in sordina, come se si potesse ricomporre con abili manovre diplomatiche, per poi sfociare in una guerra aperta che metterà la città a ferro e fuoco.
La storia viene narrata dal punto di vista di Danny Ryan, figlio dello storico boss irlandese, ormai vecchio e debole per via dell’ abuso di alcol, a cui è succeduto il patriarca della famiglia Murphy, suo suocero. Nonostante la sua origine, Danny è un pesce piccolo, un semplice esattore del pizzo, e, anche se ha sposato la figlia del nuovo boss, non è ancora stato ammesso alle riunioni dove si decidono le sorti degli affari. Fino a quando non scoppia la guerra con gli italiani.
Il romanzo ricorda le atmosfere di film celebri come Il Padrino. Quello che apprezzo dello stile di Winslow, comune a molti autori americani, è il modo in cui ci presenta i suoi personaggi; non li fa entrare in scena solo perché funzionali al procedere della narrazione, ma li presenta a tutto tondo, come vecchi amici, permettendoci di comprendere le loro storie, le loro scelte, alla luce del loro passato. In fondo, anche nella vita reale ogni nostra scelta è frutto di una catena di eventi cominciata nel giorno in cui siamo venuti al mondo!
Recensione di Maria Teresa Petrone
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