CITTÀ IN ROVINE, di Don Winslow (HarperCollins Italia – aprile 2024)
La Città in fiamme era Providence, nel Rhode Island, dove era cominciata la storia di Danny Ryan, che, novello Enea, aveva dovuto fuggire con il figlioletto e il padre anziano per scampare a una feroce guerra tra famiglie mafiose.
La Città di sogni era Los Angeles, con Hollywood e il suo mondo di celluloide, dove tutti i sogni sembrano potersi realizzare. Qui Danny aveva trovato la sua Didone, una star del cinema, morta suicida dopo che lui era stato costretto ad abbandonarla.
La Città in rovine, ultimo capitolo della trilogia, è Las Vegas, circondata dal deserto e illuminata dai bagliori dei casinò.
Danny ha trovato una sua stabilità, è diventato direttore di una società che possiede una parte dei casinò/hotel della città, ha fatto pace con sua madre, ha abbandonato la sua vecchia vita di mafioso ed è un cittadino rispettabile.
Ma la mafia come si sa ha la memoria di un elefante e i tentacoli di una piovra, e continua a fare capolino nella vita e negli affari di Danny: più lui cerca di liberarsene, più “lei” lo risucchia nelle sue spire, come un mulinello insidioso nell’oceano.
Qui il riferimento all’ epica classica lo troviamo in un personaggio secondario, fuggito pure lui da Providence in seguito alla guerra che aveva incendiato la città, il quale aveva trovato la sua Calypso nel Nebraska.
Il figlio viaggia per trovarlo, e, come Telemaco si era recato dal vecchio Nestore, lui va dal boss di tutti i boss per avere informazioni.
Dopo qualche anno di assenza, è costretto a tornare a Providence, novello Ulisse, per salvare la moglie dall’ assedio dei “proci”, gangster che aspirano a conquistare, più che il suo amore, gli affari della famiglia. E proprio come Ulisse, concorderà con il figlio la vendetta contro i “principi stranieri” e il ricongiungimento con la moglie.
E Denny?
Denny lotta per restare a galla e salvare la sua famiglia, per mantenere le distanze dalle “famiglie” che combattono una guerra feroce e cercano di sabotare qualsiasi tentativo di riappacificazione, in una dialettica tra falchi e colombe che ricorda molto lo “spettacolo” odierno della geopolitica internazionale.
E il lettore non può fare altro che restare incollato alle pagine, in preda alla tachicardia per le sorti di questo moderno Enea. Quale sarà la sua Roma?
Recensione di Maria Teresa Petrone
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