COME AMARE UNA FIGLIA, di Hila Blum ( Einaudi – maggio 2022)
Recensione 1
La gravidanza che avevo tanto atteso mi aveva aggredita con violenza. Ciò che mi cresceva dentro era piú vicino a me di quanto io lo fossi a me stessa, e ciononostante era un totale mistero.
Avere in grembo una figlia, partorire, crescerla e e credere di conoscerla bene e pensare che tutto vada come vogliamo o speriamo è utopia.
Avere un figlio è una sfida che si ripete quotidianamente per sempre.
Questa è la storia di Yoela, la madre, e Leah, la figlia che ad un certo punto vivono una frattura irreparabile tale da portare Leah lontano dalla madre ed escluderla totalmente. Nella prima pagina scopriamo che Yoela è nonna ma non conosce le sue nipotine. Una famiglia di femmine, di femmine uniche e di rapporti che vanno ora vivisezionati. Quando si è rotto tutto?
E allora tra episodi presenti e passati la Blum ci prende per mano e ci fa guardare in faccia anche realtà dolorose e crude emotivamente.
Bugie, sotterfugi, silenzi, prepotenza emotiva, fragilità, paure, delusioni, sensi di colpa propri e indotti colorano una storia piena di guglie in cui non è facile districarsi. Yoela è una madre che vive scandendo il tempo in Leah c’è e Leah non c’è, ha una infanzia da capire, ha difficoltà a capire quando finisce la complicità e comincia l’educazione. Ed ecco che pagina dopo pagina il lettore comincia a vedere come un rapporto fatto di abbracci e risate e condivisione del passato diventa altro nel presente; e non puó fare nulla perché Yoela non ascolta, non lo sa fare. Lei vive per Leah, a modo suo, ma è così.
E allora si può solo riflettere sull’amore cieco e sordo che soffoca. I vari ricordi fanno conoscere vari personaggi secondari che a modo loro restano impressi nella mente facendo la differenza. Questo è un libro talmente vero da risultare amaro, talmente crudo, in alcuni passi, da risultare spietato. Ma solo spietato può essere quell’amore che non sa maturare, che non sa vedere davvero l’altro.
Nel libro spesso Yoela dice:” Mia figlia è un enigma”. Lo dice ma non lo interiorizza, non comprende che sua figlia è altro oltre quello che vede lei. Lei non sa far a meno di controllare e manipolare.
Sullo sfondo, Meier, il padre che si trova in mezzo a due donne forti ma totalmente diverse.
La Blum con sapienza scandaglia l’animo della madre attraverso questa specie di diario che vuole essere una sorta di confessione, un promemoria, una radiografia di un rapporto che poteva fiorire ed invece appassisce.
É possibile ricucire? É possibile recuperare? È possibile perdonare e perdonarsi?
Consigliato a chi non ha paura di guardare in faccia certi stati d’animo, non ha paura di chi non si sa aiutare.
Yoela è a Groningen, in Olanda, lontana cinquemila chilometri da casa sua, in Israele. Yoela, da un lato della strada, fissa non vista le luci delle case dell’altro lato, in particolare una, dove giocano due ragazzine per lei sconosciute. Sono le figlie di sua figlia Leah, che se è andata di casa a diciotto anni senza mai farvi ritorno e senza dare più notizie di sé, se non qualche laconica telefonata i primi tempi. Yoela non suonerà quel campanello e se ne ritornerà a casa con una domanda per lei irrisolta: come hanno potuto lei e sua figlia diventare due estranee? Eppure la madre aveva amato moltissimo la figlia e il loro era stato un rapporto addirittura simbiotico: anche il nome della figlia deriva da quello della madre. E quindi, cosa è successo? Ma è poi mai possibile circoscrivere tutto ad un episodio in particolare?
Per narrare la vicenda, l’autrice si muove con grande maestria tra passato e presente in capitoli che sono anche episodi a sé stanti. Ne emerge quella che, per citare il titolo di un fortunato romanzo di qualche anno fa (anche a Hila Blum piace citare altri romanzi nel suo, tra l’altro) si può definire la cronaca di un disamore. O, meglio ancora, la cronaca di un abbandono. “Come amare una figlia” è un romanzo che non da risposte preconfezionate e solleva molti interrogativi (cioè la cosa migliore che può fare la letteratura). Una delle migliori scoperte di questa afosa estate.
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