COME LA NEVE NESSUN RUMORE Marco Lugli

COME LA NEVE NESSUN RUMORE, di Marco Lugli

 

 

 

Un poliziotto fuori servizio, in vacanza sulle Dolomiti.
Una tragedia in alta quota. In un ambiente nuovo, ostile quanto affascinante, capace di mettere a nudo ogni sua goffaggine, il commissario leccese Luigi Gelsomino è l’impreparato spettatore di un’indagine anomala, in cui il freddo è l’arma del delitto. Sfregiata dallo sfruttamento turistico, inaridita dallo scioglimento delle nevi perenni, la Montagna sembrerebbe aver preteso il suo tributo in vite umane.
Se non fosse per una corda, recisa con un taglio netto.

Il romanzo di Lugli riprende le vicende del commissario Gelsomino. Quest’ultimo è alla sua sesta missione, ricordiamo i cinque avvincenti libri che lo hanno visto protagonista: “Nel tuo sangue”, “Ego Me Absolvo”, “La madre”, “Le sepolture” “È solo il mio nome”.

 

 

Il testo racconta con accorato slancio l’indagine ad alta quota che vede il commissario Gelsomino smezzato tra la voglia di allontanarsi da ciò che conosce e soprattutto da chi conosce, e la necessità di ritrovare il proprio equilibrio personale. Da qui, gli eventi si susseguono, catapultando il protagonista in uno scenario dominato dalla neve. Sarà proprio la sua vocazione e professionalità a legarlo indissolubilmente prima alla sparizione di un ragazzo e poi allo svelamento della verità. Il romanzo è ambientato in Val di Fassa, gli eventi sono del tutto inventati, tranne per ciò che concerne lo sfruttamento della Val Jumela.

Il Commissario Gelsomino si mostra al suo pubblico in una veste brillante che segue le prodezze passate. Il suo è un personaggio irriverente, capace di gettarsi a capofitto nel pericolo e nelle avversità. Stanco nel corpo, ma instancabile pensatore. L’acutezza del suo intuito è il punto vincente della sua indagine. Accanto a lui si stagliano una serie di personaggi, ognuno di essi, pronto a raccontare una storia avvincente: il difficile rapporto tra Ivan e suo padre, l’amore con Marisa, l’acutezza del maresciallo Ghetta, e l’affascinante patologa Cristina Sartori.

 

 

 

Un romanzo, quello di Lugli, capace non solo di raccontare un appassionante indagine ad alta quota, ma porre l’attenzione anche su elementi ambientalistici, come la questione che vede a metà strada i cittadini della Val di Fassa tra la voglia di proteggere le montagne nella loro integrità, e la necessità di far soldi con le stesse.

Sono molti i luoghi citati: la piramide di Mugoni, la catena rocciosa Masarè, Val di Contrin, fino a giungere alla Forcella della Vallaccia, dove Ivan, abbraccia la sua avversa sorte.

Un romanzo, quello di Lugli, capace di dare voce a diverse tematiche, sotto una profondissima coltre di neve.

 

Recensione di Lisa Di Giovanni

 

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