CONFESSIONI DI UN PECCATORE ELETTO, di James Hogg
Scozia, fine del XVII secolo. Robert e George sono due fratelli figli di George Colwan, erede e laird di Delcastle e Balgrennan, e la figlia di un responsabile dell’amministrazione della giustizia (l’autore non rivela il nome della donna, per tutto il libro sarà identificata come Lady Delcastle) di Glasgow.
Lo spirito liberino di lui e la fervente fede religiosa di lei entreranno in conflitto fin da subito fino a provocare la rottura del matrimonio. George crescerà con il padre il quale gli darà la possibilità di istruirsi un po’ in una scuola parrocchiale e un po’ a casa tramite l’assunzione di un maestro. Robert invece verrà confinato in un’ala del castello e sarà esposto alla regole rigide della fede della madre e a quelle di Mr. Wringhim, pastore calvinista frequentatore di Lady Delcastle il quale, impietosito da Robert, acconsentirà di dargli il suo cognome.
Robert diventerà un fervente e rigoroso figlio del Signore mentre George assorbirà lo spirito paterno. Uno dei due fratelli avrà modo di trascorrere molto tempo in compagnia di uno strano tipo, lugubre ed enigmatico, un certo Gil-Martin o almeno questo è il nome con cui egli si è presentato il giorno in fece la sua comparsa. Gil-Martin però è un essere dai poteri demoniaci che infetterà in breve tempo l’anima di uno dei due fratelli fino alla follia.
Insieme ai due fratelli Gil-Martin fa parte del meccanismo che fa ruotare l’intero romanzo. Le idee che alla fine mi sono fatto su di lui: la prima è la figura di Lucifero compagno e tentatore e la seconda riguarda la doppia personalità di uno dei due fratelli.
Il libro è diviso in tre blocchi: la parte centrale è riservata alle confessioni del peccatore mentre la prima e l’ultima sono le cronache di chi le ha ritrovate.
Recensione di Daniele Galli
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