CONOSCI L’ESTATE? Simona Tanzini

CONOSCI L’ESTATE? – Simona Tanzini (Sellerio)

Una scrittrice che mi ha decisamente intrigato con questo suo libro di esordio, che richiama nel titolo una frase tratta da Il sogno di Maria, famosa canzone di De André dell’album La buona novella; come ritroviamo nell’epigrafe del testo: “Quando mi chiese: Conosci l’estate? Io per un giorno corsi a vedere il colore del vento”.

Si tratta di un giallo che ci presenta una nuova figura di detective: Viola, una giornalista televisiva romana che al momento lavora a Palermo; la donna soffre di un disturbo della percezione, la sinestesia, che la porta ad associare ad ogni persona che incontra una musica ed un colore, ma che ha anche una grave malattia degenerativa- come lei dice ha i neuroni bucati- che le rende difficoltosa la deambulazione ma che comunque non le impedisce di muoversi, spesso in autobus, per i diversi quartieri della città e di partecipare a funerali e manifestazioni. Una donna forte ed ironica, a cui ci affezioniamo subito come ad una nuova amica, che preferisce definire così la sua particolare malattia: “La sinestesia è un cosiddetto disturbo neurologico. Oltre a essere una figura retorica. Io mi oppongo alla definizione di «disturbo neurologico»; un po’ perché vorrei evitare di diventare un manuale di neurologia generale ambulante, un po’ perché non è un disturbo. È una particolarità, diciamo. Una caratteristica. Una roba. Non un disturbo.”

 

 

Il caso, su cui la nostra giornalista si trova ad indagare, o meglio a riflettere, comincia con la morte di una giovane ragazza di vent’anni, di buona famiglia e molto bella, Romina, che voleva fare la cantante e che viene trovata morta per strangolamento. Uno dei sospettati è Zefir, un noto cantautore palermitano con cui è stata vista Romina nella sua ultima sera e che è fratello del vicino di casa di Viola.

Ma al di là della storia su cui Viola si trova per caso ad indagare, l’aspetto che mi ha più intrigato di questo libro è, oltre la conoscenza di un personaggio così interessante come la nostra giornalista, la descrizione della città di Palermo che fa da sfondo a tutta la vicenda con la sua bellezza e le sue contraddizioni, con il caldo asfissiante di diversi giorni di scirocco- e qui, oltre al colore del vento della canzone di De André, viene a proposito anche l’altra citazione dell’epigrafe che riguarda un pezzo, questa volta, di Guccini-. Una città che “ti ucciderà, o ti darà la più grande chance della tua vita”, di cui ci vengono mostrati insoliti itinerari con i loro suoni, i loro colori, insomma le percezioni sensoriali che Viola prova muovendosi per i suoi vicoli e le sue piazze.

In definitiva un libro da leggere ed una nuova scrittrice da seguire.

Recensione di Ale Fortebraccio 

 

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