CONTAGIATI, di Andrea Mauri
Il 26 novembre 2019 Andrea Mauri ha presentato questa raccolta insolita di racconti qui da noi, al Caffè Letterario Le Murate, ignaro di quanto sarebbe stato attuale quel libriccino di appena 125 pagine.
Certo allora non poteva sapere che si sarebbe scatenata un’epidemia mondiale. Non poteva prevedere che il virus sarebbe stato il tema preferito dei media di tutto il pianeta con quarantene sparse ovunque su tutto il globo! Il virus viaggia veloce e va oltre confini, mascherine, tute di protezione ma non scavalca il pregiudizio, l’ignoranza e la pochezza umana che detta comportamenti vuoti e poco razionali di fronte al terrore del contagio.
Più che una riflessione triste, acuta e perspicace, “Contagiati” diventa una premonizione, un monito: attenzione il virus è dietro l’angolo! Mi ha colpito l’attualità della riflessione che dopo pochi mesi, si è rilevata una vera profezia. Inoltre, se prima certe immagini per quanto forti e potenti, riflettevano una realtà a scala ridotta, la vertigine che ho provato, riprendendo il libro in mano oggi, è proprio questa: la scala è cambiata e la finzione si è allargata alla realtà. Inquietante.
Lo scarto ora non è più solo fra me lettrice e il protagonista contagiato, o il protagonista diverso, isolato dal mondo, comunque racchiuso in poche vite umane, le storie narrate in 12 piccoli frammenti di vita, ora lo scarto è fra me e il contagiato nella realtà.
Andrea Mauri nel primo racconto parla di un virus che arriva dall’Africa, lui pensa all’Ebola, ma Africa o Cina, Ebola, Sars o Coronavirus non cambiano l’obbiettivo del libro: concentrarsi sui risvolti del contagio di un virus potente. Non solo cosa accade al corpo ma anche quello che accade alla mente.
La quarantena viene imposta a chi è sospettato di aver contratto il virus, colui che diventa diverso e che la malattia rende una minaccia per il resto dell’umanità. Isolamento, vita spiata dietro a un vetro, dietro alle tute, dietro alle mascherine.
L’untore deve essere segregato. Tutte le sue azioni devono essere limitate e controllate per evitare il contagio. Aiuto! Il contagio! Questa parola terribile diventa il diavolo. Non vi sono più rapporti umani a tener saldi i rapporti fra le persone. Tutto si sgretola sotto la minaccia sorda del virus che avanza. Coppie distrutte, medici e infermieri che si contagiano, amori contagiati, persino una neonata che s’infetta con il latte materno.
In “Contagiati” oppure “Contàgiati”: se spostiamo l’accento, l’autore ci avverte del pericolo che si corre leggendo il libro: potrebbe essere infettato e a sua volta potrebbe infettare chi legge. E allora qui mi avventuro nella possibilità che l’autore voglia contagiare i suoi lettori con la sua scrittura, con l’unica via che individua alla fine per sconfiggere il virus. L’ultimo racconto ci porta proprio lì, al valore salvifico della parola scritta.
E non importa se il resto del mondo a te che sei isolato, ti toglie anche quest’ultima possibilità: la parola scritta viaggia comunque e travalica tutti i confini: «Chi mi osserva le pupille, da morto, potrà leggerci quello che ho scritto e pure nella nuova dimensione la scrittura continuerà a salvare me e tutti coloro che ci crederanno.» (p. 125) Se le relazioni finiscono, vince il virus, se riusciamo a salvarle, forse riusciamo ad accettare la supremazia del virus, del male, che tutto annienta, che tutto distrugge.
Cieco, spietato e più forte dell’avanzare della scienza, delle tecnologie, a braccetto con pregiudizio e egoismo il virus è il nuovo dittatore del globo. Rinchiude l’individuo nel suo piccolo mondo, lo separa dal resto degli esseri umani. Ecco il vero pericolo che minaccia l’uomo. Andrea Mauri intravede un’unica via di uscita: la parola. E noi lettori dobbiamo credere e leggere. Per sconfiggere la paura del contagio. Oppure da contagiati, sconfiggere il virus. E continuare ad amare e a richiedere amore.
Fra gli autori che lo hanno influenzato, Andrea Mauri annovera Italo Calvino, Alberto Moravia, Elsa Morante. Philip Roth, Herman Melville, Jules Verne, Edgar Allan Poe. Sicuramente lo avranno indirizzato nella sua ricerca autoriale, ma la sua capacità visionaria a me fa venire in mente certa letteratura fantastica come quella del belga Bernard Quiriny o del francese Marcel Aymé.
Di sicura quella del Mauri è una scrittura incisiva e mai scontata, forte, a tratti commovente, spesso lirica e delicata, capace di toccare le nostre corde più intime. Una lettura che come il virus, ci rimane appiccicata addosso, oltre le paure del contagio. A breve uscirà un romanzo dove la malattia dialogherà con il contagiato. Non vediamo l’ora di leggerlo!
I consigli del Caffè Letterario Le Murate Firenze, di Sylvia Zanotto
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