CONVERSAZIONE IN SICILIA, di Elio Vittorini
Il romanzo ha un incipit folgorante : “Io ero, in quell’inverno, preda di astratti furori”. Se uno scritto comincia così non è possibile sviare l’attenzione, si è costretti con reverenza e curiosità a seguirlo fino all’ultimo.
È la storia di un ragazzo di 30 anni che torna da sua madre 15 anni dopo aver lasciato e quasi dimenticato, casa, genitori e ricordi. Vittorini ci tiene a precisare che la storia non è autobiografica e che quella Sicilia descritta non è la vera Sicilia.
L’ha chiamata così perché “suona bene”. Che Pinocchio! Come dimenticare che lui scappò di casa 3 volte? E poi c’è un clima di visionaria verità che scorre come una strada per tutto il romanzo. Si tratta di conversazioni, appunto, con sconosciuti viaggiatori, con la madre, coi paesani, col fratello morto, anche coi corvi Ricorda, qualcuna di queste chiacchierate, il lucido, mascherato dolore degli scritti di Pirandello, in altri punti ci ho sentito echi Marinettiani ” tuono, fuoco, acqua, vino”, altrove mi ha ricordato l’occhio attento e privo di speranza di Verga, c’ è anche una incursione nel gotico.
Le descrizioni dei personaggi sono perfette. In poche parole nella nostra mente prende vita il piccolo nero siciliano, la moglie bambina seduta sul fagotto, il gran lombardo, e tutte le altre persone incontrate.
A tratti è poesia pura ” Montagne irsute di neve”, ” come se tutto l’autunno vi fosse venuto a fermentare nel mosto (parla dell’ odore di un palazzo)”, “il belato di musica delle zampogne “. Insomma, un romanzo da leggere. A tratti un capolavoro, secondo me. Il piacere che mi ha dato il leggerlo è : 9
Recensione di Paola Pulcini
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CONVERSAZIONE IN SICILIA Elio Vittorini
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