COSA SOGNANO I PESCI ROSSI, di Marco Venturino
Appena terminato. Mi ha commosso e amareggiato.
Reparto di terapia intensiva. Si alternano le voci dei 2 protagonisti. Pierluigi, 45 anni, paziente ricoverato in pessime condizioni, tracheotomizzato, non parla, pensa e i suoi pensieri fanno parecchio rumore e toccano il cuore del lettore.
Luca, 45 anni, medico della terapia intensiva, una vita personale insoddisfacente. Immerso negli ingranaggi della vita ospedaliera, coinvolto in prima linea nel bene e nel male, critico nei confronti della routine ospedaliera ma non abbastanza coraggioso per schierarsi apertamente. Nelle sue parole i conflitti di chi svolge questa professione.
La lettura è scorrevole e intrisa di un pizzico di ironia che rende ancora più amare le sorti dei protagonisti.
L’autore è direttore della divisione di Anestesia e rianimazione all’IEO di Milano. Non esprime giudizi di valore, non intende schierarsi su questioni etiche. I personaggi, come lui afferma nella postfazione, sono di pura invenzione. Penso tuttavia che l’intero romanzo sia intriso di realtà, frutto dell’esperienza della vita di medico in quel limbo che immagino essere la terapia intensiva.
Un libro che fa riflettere sull’ineluttabilità della vita e della morte, sulla percezione di sé in salute e in malattia, sull’approccio ai pazienti e alla professione medica e sull’attaccamento alla vita, così bella, così incomprensibile…
Una lettura consigliata
Recensione di Antonella Ferranti
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