CRONACHE DI GERUSALEMME, di Guy Delisle (Rizzoli Lizard)
Una graphic novel autobiografica in cui Guy Delisle racconta l’anno 2008, in cui ha vissuto la a Gerusalemme con la sua famiglia.
Mentre la moglie è impegnata con il suo lavoro per Medici senza frontiere, giorno dopo giorno, l’autore va alla scoperta di una città e di un paese fortemente segnato da innumerevoli contraddizioni, da lacerazioni profonde e da un odio reciproco tra israeliani e palestinesi che sembra inestinguibile.
Il drammatico riaccendersi della guerra nell’ultimo mese è la prova che le cose da allora non solo non sono cambiate, ma sono addirittura peggiorate, e che il conflitto resta sempre come un fuoco sotto la cenere pronto a riaccendersi con maggior forza.
La cosa che più mi ha colpito sono proprio i periodi di apparente “pacificazione” tra i due popoli in cui sia gli uni che gli altri vivono una quotidianità che non ha niente di una civile convivenza: checkpoint per spostarsi da zona all’altra, sia a a piedi che in auto, muri che segregano di fatto i palestinesi, con strade e quartieri il cui acceso è a loro interdetto, coloni che vivono di fatto sotto scorta militare e girano armati, la minaccia dalla violenza della controparte la cui costante percezione condiziona la vita di tutti i giorni, il fanatismo totalizzante.
Al netto degli squilibri nei rapporti di forza e delle cause storiche che hanno dato luogo a questa situazione, mentre leggevo mi chiedevo: “Com’è possibile accettare tutto questo, e dopo decenni non riuscire ad uscirne?”. La risposta me la stava dando in modo implicito l’autore mentre raccontava la sua storia: se si assume il proprio punto di vista come unico metro di giudizio, se si negano le ragioni e la sofferenza dell’altro la pace non sarà mai possibile
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