CRONACHE DI POVERI AMANTI, di Vasco Pratolini
Potrei essere non obiettivo nel giudicare quest’opera di Vasco Pratolini, gigante del 900 italiano, scrittore che non usava la lingua italiana “ad mentula canis” ma la trattava con cura, l’affrontava con rispetto, ne esaltava la bellezza donandole lustro. Basterebbe questa semplice premessa per essere giudicato di parte.
E invece lo scrittore fiorentino aveva l’ardire di narrare della povera gente dall’esistenza misera, che viveva alla giornata; un’umanità piena di incognite, scogli da superare, eppur votata allo splendore della vita, alla sua pienezza. Pratolini donava loro la necessaria dignità e li elevava a pieno titolo ad emblema della nostra cultura. E quando si racconta del proletariato, della “mia gente”, c’è il rischio che io sia fazioso.
Ma veniamo al dunque.
Lungo romanzo corale pubblicato nel 1946 e ambientato negli anni della prepotente e turbolenta ascesa del fascismo in una striminzita viuzza fiorentina lunga non più di cinquanta metri dove il sole fatica a trovare posto per l’estrema vicinanza delle case ai due lati della strada, tanto attigue che i cornacchiai (gli abitanti di Via del Corno) riescono persino a sentire il trillo della sveglia dei dirimpettai e financo i loro sussurri. La via è animata dalle voci, dai profumi e dai lezzi, dai mestieri artigianali, dagli amori travolgenti eppure innocenti, puri, spesso trasversali dei suoi abitanti ma soprattutto dai pettegolezzi che dividono e allo stesso tempo uniscono.
Un piccolo microcosmo di umanità derelitta eppur vivace, ebbra di emozioni, impegnata nella dura, faticosa lotta per la vita e per l’amore, nell’arduo impegno politico. Viene dipinta sontuosamente dalla mirabile penna dello scrittore toscano che, senza tralasciare l’arte della sottile ironia, descrive con la stessa efficacia sia i turbamenti emotivi dei personaggi, ai quali ci si affeziona fin dal principio, sia l’impennata del fascismo che le tradizioni popolari.
La lettura si rivela leggermente faticosa per la moltitudine di personaggi meritevoli di attenzione e per l’intreccio delle loro vicende. Questa peculiarità fa sì che non assegni il massimo dei voti ma “Cronache di poveri amanti” resta un capolavoro assoluto di rara bellezza. Se fosse lecito, non lo consiglierei, lo imporrei
Recensione di Nazzaro Pelusi
CRONACHE DI POVERI AMANTI Vasco Pratolini
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