CUORE NERO, di Silvia Avallone (Rizzoli – gennaio 2024)
Recensione 1
Recensione di Massimiliano Caruso
Recensione 2
Emilia e Bruno sono due solitudini che si incontrano in un deserto lunare fatto di pietra e silenzi. Due trentenni che in passato la vita ha ferito nella maniera più terribile, trasformando i loro cuori in buchi neri che hanno risucchiato tutta la loro adolescenza.
Così quando si incontrano, nella piccola frazione di Sassaia, un utero di pietra nel quale entrambi si sentono protetti, si illudono di poter finalmente ricominciare a vivere. Si scrutano, si amano, riconoscono l’uno il buco nero dell’ altro, senza avere il coraggio di guardarci dentro, anche se, per Bruno soprattutto, la tentazione è forte e lo spinge a chiedersi: si può amare qualcuno senza sapere chi è?
Il paese a cui la frazione di Sassaia appartiene si chiama Alma. Anima, in spagnolo, ma in realtà i suoi abitanti dimostrano di esserne privi, di anima, quando la diffidenza e il sospetto per la “foresta” divengono certezza e rifiuto, quando il loro giudizio le si rovescia addosso più implacabile del giudizio universale a cui sta lavorando da restauratrice, ricacciandola nel buco nero da dove, forse, sarebbe infine riemersa.
Il romanzo è ambientato in una località della montagna piemontese un tempo ricca di uomini e di attività produttive, ora vittima dello spopolamento, dove nel passato si bruciavano le streghe. Emilia potrebbe essere una di loro, con i suoi capelli rossi e la sua sfrontatezza, oppure Pippi Calzelunghe, con la sua risata ancora bambina e la sua indipendenza.
In queste pagine Silvia Avallone ci racconta due vite interrotte, congelate, fino a quando l’amore le illude di poter ottenere redenzione. Dell’importanza dei legami familiari e della solitudine che subentra quando questi si sfilacciano. Del deserto della solitudine, che fa più male di qualunque ferita, nessuna voce a ricordarti che sì, sei una persona anche tu. Dell’ amore rifiutato, capace di generare un desiderio di vendetta insaziabile. Di quanto sia difficile, forse impossibile, ricominciare da capo, quando anche chi dice di amarti non sa vedere oltre ai tuoi errori passati, quando il resto del mondo non può fare a meno di frugare nel passato ( ed ora con internet è ancora più facile) per sbattere in faccia ciò da cui ci si vorrebbe affrancare. Di vittime, che subiscono una punizione sempre maggiore dei carnefici, dalla quale non c’è riscatto. Del male, che fa paura, che allontaniamo per paura di contaminarci.
Un romanzo potente, duro, vero. Una lettura che cattura, come il buco nero del cuore di Emilia.
Recensione di Maria Teresa Petrone
Presente nei 3 finalisti al premio Viareggio 2024
DUE LIBRI A CONFRONTO: UN’AMICIZIA Silvia Avallone SEMBRAVA BELLEZZA Teresa Ciabatti
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