DAL DIARIO DI UNA SIGNORA DI NEW YORK Dorothy Parker

Dal diario di una signora di N.Y.

DAL DIARIO DI UNA SIGNORA DI NEW YORK, di Dorothy Parker (Astoria)

“Oh, conserva gelosamente il tuo amore, bambina, curalo, vivi per esso. Ridi e danza nell’ amore del tuo uomo. Finché non scoprirai la sua vera natura.”

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Negli anni ’40 del secolo scorso, molto prima di “Sex and the City” Dorothy Parker ritraeva con graffiante e impietosa ironia le fragilità e le ipocrisie delle donne della buona borghesia newyorchese.

 

 

In questi undici bei racconti assistiamo allo struggimento di una ragazza che attende la telefonata dell’amato, che tarda ad arrivare e forse non arriverà mai, all’ipocrita ipersensibilità di una signora dell’alta società che se ne frega di tutto e tutti, alla disperazione alcolica dietro il successo di una grande attrice; e ancora a un’ “amica” un po’ troppo compiaciuta nell’aprire gli occhi a un cuore infranto, a una ragazza carina che si umilia per non perdere l’amore di un playboy, a i giorni e alle notti pieni di niente di una ragazza dalla frenetica vita mondana, a una moglie che proprio non vuole capire…

 

 

Ma il racconto che ho amato di più è quello intitolato “Vestire gli ignudi”, l’unico che si stacca dagli altri parlando di una domestica di colore e del suo nipotino Raymond; un racconto che in modo molto particolare e poetico parla di razzismo, contro il quale la Parker si impegnò attivamente tanto da lasciare, alla sua morte, i diritti delle sue opere alla Martin Luther King Foundation, e che è purtroppo ancora molto attuale.

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